Ilva, pericolo scongiurato: l’Altoforno 2 non rischia più lo spegnimento

Il Tribunale del Riesame di Taranto ha accolto il ricorso di Ilva, scongiurando lo spegnimento di Afo2. Il no era stato espresso dal giudice Francesco Maccagnano.

L’Altoforno 2 non rischia più lo spegnimento. Il Tribunale del Riesame di Taranto, infatti, ha accolto il ricorso presentato dai commissari dell’Ilva, annullando di fatto la decisione del giudice Francesco Maccagnano di respingere l’istanza di proroga dell’uso dell’impianto. L’Afo2 fu sequestrato nel giugno 2015 dopo l’incidente costato la vita all’operaio 35enne Alessandro Morricella, investito da una fiammata mista a ghisa incandescente.

Il verdetto del Riesame, quindi, interrompe le procedure di spegnimento dell’altoforno 2. Procedure, queste, partite all’indomani del rifiuto di Maccagnano alla proroga chiesta da Ilva. È la seconda volta che il Riesame ribalta un provvedimento dello stesso giudice sull’Altoforno 2. La prima volta è stata a settembre scorso, quando i giudici accettarono il ricorso di Ilva contro il no all’uso dell’impianto.

Il gup di Milano Lidia Castellucci in uno dei ‘capitoli’ delle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso luglio, ha assolto Fabio Riva, uno dei componenti della famiglia ex proprietaria dell’Ilva di Taranto, dall’accusa di bancarotta per il crac della holding Riva Fire che controllava il gruppo siderurgico, prima che finisse in amministrazione straordinaria, ha scritto: “Non si ravvisano quegli indici di fraudolenza” necessari a dar corpo alla “prognosi postuma di concreta messa in pericolo dell’integrità del patrimonio dell’impresa, funzionale ad assicurare la garanzia dei suoi creditori”, ma c’era anzi un “progetto di rilancio”.

Nelle oltre 100 pagine di motivazioni, il gup milanese boccia completamente la tesi dell’accusa. “Il contesto in cui l’impresa ha operato – scrive il giudice – caratterizzato da performance e risultati economici che hanno condotto la società a posizionarsi in vetta al mercato siderurgico europeo, e la enorme distanza temporale tra le condotte in contestazione (poste in essere nel ’95-’97) e lo squilibrio tra attività e passività, allocabile nel 2013, inducono a dubitare fortemente della effettiva messa in pericolo della garanzia dei creditori, elidendo il portato dannoso dell’azione”.

Secondo alcune fonti vicine alla difesa di Ilva, da parte del collegio del Riesame ci sarebbe stato un accoglimento pieno del ricorso e la proroga per i lavori di messa in sicurezza è sino ad un massimo di 14 mesi con tappe intermedie di 9 e 10 mesi. Tempi questi già stabiliti da Ilva per installare le sei nuove macchine per i due campi di colata dell’altoforno 2. Le prime ad arrivare, saranno le due macchine a tappare, richieste espressamente dal custode giudiziario dell’area a caldo, Barbara Valenzano. Tutte le macchine ordinate, e in parte anche pagate, hanno un costo di circa 11 milioni di euro. Le altre quattro macchine sono due a tappare e due campionatori automatici della ghisa.

Nello specifico, i tempi fissati dai giudici sono 6 settimane, dal 19 novembre per l’adozione dei cosiddetti dispositivi attivi, 9 mesi per la macchina a tappare, 10 per il campionatore automatico e 14 per la macchina a forare.

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