L’Iran attacca gli Stati Uniti: pioggia di missili su due basi in Iraq

Attacco missilistico in Iraq contro due basi americane in Iraq. Coinvolti anche militari italiani. E’ l’operazione “Soleimani martire”, la risposta iraniana all’uccisione del generale. Volano le quotazioni del petrolio.

Una pioggia di missili a corto raggio e di testate cruise ha colpito le basi americane di Al-Asad e di Erbil, in Iraq. Si tratta della risposta iraniana all’uccisione da parte degli Stati Uniti del generale Quassem Soleimani, figura di spicco delle gerarchie militari e politiche iraniane. Le due basi colpite ospitano, oltre alle truppe Usa, anche quelle della coalizione contro lo Stato Islamico presente ormai da tempo su territorio iracheno. Ci sono anche militari italiani, presenti nella base di Erbil.

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Al momento non si hanno notizie di vittime o feriti. Incerti anche i danni materiali alle due installazioni militari. Il personale italiano, secondi quanto diffuso dalle agenzie di stampa, si sarebbe rifugiato in un’area di sicurezza: sarebbero tutti illesi. Alcune fonti parlano anche di un secondo attacco, ancora non del tutto confermato. Il Pentagono ha diffuso una nota secondo la quale, una volta avvisato il presidente Trump, è stato immediatamente riunito il consiglio per la sicurezza nazionale: presenti il segretario di Stato Mike Pompeo ed il segretario alla difesa Mike Esper.

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Nel frattempo in Iran le Guardie Rivoluzionarie hanno annunciato che le operazioni per vendicare la morte di Suleimani sono iniziate: si tratta dell’operazione denominata “Soleimani Martire”. Secondo quanto comunicato da Teheran, la base di Al-Asad sarebbe “completamente distrutta”. Solo contro quella base sarebbero piovuti 35 missili. Ed una reazione ancora peggiore è prevista se l’Iran sarà attaccato sul suo territorio: “In caso di attacco sul nostro territorio  – avvertono le Guardie Rivoluzionarie – Dubai, Haifa e Tel Aviv verranno colpite in un terzo round di attacchi da parte dell’Iran”. Nel frattempo, come sempre avviene in questi casi, le quotazioni del petrolio vanno alle stelle, balzato del 3,4% a 65 dollari, e dell’oro, a quota 1.600 dollari l’oncia ai massimi dal 2013.

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