Oscar 2020 | i film favoriti per la vittoria di questa edizione

La “notte degli Oscar” si avvicina e il prossimo 10 febbraio conosceremo finalmente i vincitori di quest’anno. Sono nove i film candidati al riconoscimento più ambito dal mondo del cinema. Scopriamo chi sono i favoriti per la vittoria.

A contendersi la statuetta per il miglior film ci sono Le Mans ’66 – La Grande Sfida, The Irishman, Jojo Rabbit, Joker, Piccole Donne, Storia di un matrimonio, 1917, C’era una volta a… Hollywood e Parasite.

Oscar 2020, i film favoriti

Con una lista di film così validi è davvero difficile fare un pronostico, ma se ci dovessimo basare sui premi già assegnati nelle scorse settimane (dai Golden Globes ai Critics’ Choice Awards), diremmo che il favorito è attualmente il film di Quentin Tarantino. C’era una volta a… Hollywood è la quintessenza del cinema tarantiniano, un film che riflette sul cinema e riflette sul piacere di guardare ed essere guardati. L’opera forse più personale del regista statunitense (che svela anche una inedita tenerezza nella maniera in cui guarda il personaggio di Sharon Tate, restituendole una giovinezza mai davvero vissuta) e anche quella che meglio definisce l’amore di Tarantino per il cinema considerato di “serie B”.

L’idea di far vivere Leonardo DiCaprio, attore di seconda fascia, in una villa accanto a quella della Tate riassume perfettamente il senso del film: il cinema di serie B era quello che faceva andare avanti l’industria cinematografica, ma segretamente covava una atavica invidia verso il cinema d’autore, che poteva solo guardare da lontano.

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Le possibilità di 1917

Buone possibilità anche per 1917, già vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico. Il film di Sam Mendes è uno di quelli che lascia a bocca aperta per l’enorme dispiegamento di forze e per l’abilità tecnica attraverso la quale si è riusciti a raccontare un minuscolo frammento della Prima Guerra Mondiale senza mai staccare (almeno apparentemente) la camera dalle spalle del protagonista. 1917 appare allo spettatore come un unico piano sequenza, ma uno sguardo più attento è in grado di cogliere tutti i “trucchi” di cui il regista si è servito per raggiungere l’effetto desiderato (il film, infatti, non è costituto davvero da una solo ripresa).

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Le incognite: Scorsese e Bong Joon-ho

Sono invece diminuite col tempo le possibilità per il film di Martin Scorsese. The Irishman è l’orazione funebre di un gigante del cinema che ha deciso di seppellire definitivamente uno dei generi (il gangster movie) che ha contribuito a definire, raccontando la parabola di tre personaggi giunti ormai alla fine della loro vita. Scorsese riflette sulla vecchiaia, sull’idea costante della morte che invade ogni momento della giornata, e allo stesso tempo torna su uno dei temi fondamentali già in Quei Bravi Ragazzi: il rispetto e la fedeltà verso il “boss” che vale più di ogni altra cosa.

Bong Joon-ho può ritenersi già ampiamente soddisfatto: le due candidature di Parasite nelle categorie di miglior film e miglior film internazionale si vanno ad aggiungere a quella personale per la regia, costituendo un record per il cinema coreano. Eppure il suo film è stato l’unico in grado di mettere in scena la disparità sociale e le diverse condizioni di vita di una popolazione (nello specifico, quelle della Corea di oggi) utilizzando minuscoli elementi di design e sfruttando l’architettura delle abitazioni come strumento in grado di definire i personaggi.

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