250 milioni di donne e bambine portatrici di Mutilazioni Genitali Femminili

Numeri impressionanti arrivano dalla conferenza denominata ‘Salute globale per la tutela delle donne: è possibile eradicare le Mutilazioni Genitali Femminili?’ tenutasi presso il Ministero della Salute.

Impressionanti i numeri che nel 2020 ancora arrivano dalle autorità competenti: sono 250 milioni le donne e le bambine nel mondo costrette ad essere mutilate nei genitali. Le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) “rappresentano una forma particolare di violenza contro le donne ehanno assunto le caratteristiche di una vera e propria violazione dei diritti umani, che non possono più essere tollerate e contro le quali l’Assemblea Permanente delle Nazioni Unite ha già approvato, nel 2012, una risoluzione all’unanimità perché vengano messe al bando in ogni stato membro“. È la denuncia lanciata dalla Conferenza nazionale “Salute globale per la tutela delle donne: è possibile eradicare le Mutilazioni Genitali Femminili?”, che si è svolta presso il Ministero della Salute e organizzata dagli Istituti IRCSS Regina Elena e San Gallicano di Roma, a cui hanno partecipato medici, ricercatori e parlamentari.

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È il direttore scientifico del San Gallicano, Aldo Morrone, a tracciare la linea comune emersa dal confronto tra medici, ricercatori e parlamentari: “La difficile situazione di violenze fisiche e morali a cui ancora oggi sono sottoposte molte bambine nel mondo, trova nelle MGF una delle sue più efferate e odiose manifestazioni, da situare nel più ampio quadro delle pratiche tradizionali pericolose che comprendono anche i matrimoni, gli aborti e le gravidanze in età adolescenziale. Tutte queste pratiche violano i diritti umani delle bambine e mettono in serio pericolo il loro benessere, la salute sessuale e riproduttiva”.  Morrone prosegue: “Tanto è stato fatto per salvaguardare la dignità e l’integrità fisica e psicologica delle donne, ma è ancor più quello che va fatto, infatti se ad oggi il numero delle MGF è in continuo aumento, probabilmente dobbiamo chiederci se non abbiamo sbagliato qualcosa nelle modalità di contrasto che abbiamo sino ad oggi adottato e ripensare globalmente le strategie migliori per eradicare questa vergognosa pratica. Un mondo – conclude Morrone – in cui le donne non sono libere, non è un mondo libero e giusto».

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Unità di intenti per la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa: “Almeno 200 milioni di ragazze e donne vivono oggi nel mondo con le cicatrici di qualche forma di mutilazione genitale subita nel corso della propria vita. L’Unicef, in un recente rapporto, stima che altri 68 milioni di ragazze subiranno mutilazioni genitali da qui al 2030 se non vi sarà una forte accelerazione nell’impegno per porre fine a questa pratica aberrante. Le mutilazioni genitali vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni come nello Yemen. In Europa – continua Zampa – il numero di donne e ragazze che convivono con le conseguenze derivanti dalla pratica è ancora sconosciuto, sebbene il Parlamento europeo stimi che si aggirino intorno alle 500mila, con altre 180mila a rischio ogni anno. In Italia, le stime più recenti (2017) indicano che il numero di donne attualmente presenti che sono state sottoposte durante l’infanzia a una forma di mutilazione genitale potrebbe essere compreso in un intervallo tra 61.000 e 81.000″.

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