Coronavirus, il Kenya si mobilita per evacuare gli 85 studenti a Wuhan

L’emergenza coronavirus si fa sempre più pressante: dopo i piani di rimpatrio già organizzati e attuati da molti Paesi europei e non, anche il Kenya ha deciso di mobilitarsi per permettere ad alcuni studenti connazionali di lasciare Wuhan.

Kenya coronavirus

Secondo quanto riportato dalle fonti locali, una volta che la Cina rimuoverà il blocco dall’epicentro epidemia, il Kenya provvederà a rimpatriare i suoi 85 studenti bloccati nella città di Wuhan. Questo piano di rimpatrio prevederà inoltre un periodo di quarantena immediatamente successivo al rientro di tutti gli studenti in Kenya. A comunicarlo è stata la segretaria amministrativa per la Salute del Paese, Mercy Mwangangi.

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Paura per il coronavirus, il Kenya organizza il rimpatrio degli studenti

La segretaria Mercy Mwangangi ha dichiarato, durante l’ultimo incontro del comitato sanitario del Parlamento, che le evacuazioni degli 85 studenti connazionali rimasti in Cina verranno effettuate quando la potenza asiatica avrà rimosso il blocco da Wuhan.

“Il ministero degli Affari esteri è in costante comunicazione con gli 85 studenti kenioti”, ha fatto sapere Mwangangi, rivolgendosi ai parlamentari. E ha poi proseguito: “Abbiamo identificato due sale di attesa presso l’aeroporto internazionale ‘Jomo Kenyatta’ e abbiamo istituito una struttura di isolamento presso l’ospedale di Kenyatta. Altre strutture di isolamento sono previste nella contea di Nairobi”.

Al momento, tuttavia, non ci è ancora dato sapere per quanto tempo durerà ancora il blocco di Wuhan. Sono già diversi, però, i Paesi che hanno organizzato e portato a termine l’evacuazione dei loro cittadini dalla città focolare dell’epidemia. E tra questi, l‘Egitto è stata la prima nazione africana.

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L’ospedale nazionale di Kenyatta

La reazione africana all’epidemia da coronavirus

In risposta all’emergenza da coronavirus, quasi tutti i governi africani hanno messo pubblicamente in atto severi controlli nei punti di entrata principali, in particolar modo negli aeroporti. Costa d’Avorio, Kenya, Etiopia e Botswana hanno infatti già registrato alcuni casi ritenuti sospetti – smentiti successivamente dai testi negativi. E sono anche diverse, tra l’altro, le compagnie aeree africane (ad eccezione di Ethiopian Airlines) che hanno provveduto a cancellare i voli di linea per la Cina.

L’Organizzazione mondiale della sanità, tuttavia, ha dichiarato di essere sensibilmente preoccupata per come l’Africa potrebbe gestire un eventuale caso confermato di connazionale colpito da coronavirus. Questo poiché, come ha spiegato Michel Yao, responsabile dell’emergenza dell’Oms per l’area africana, molti Paesi del continente hanno dei sistemi sanitari scarsi e insufficienti. Senza contare che in Africa sono presenti soltanto sei laboratori in grado di poter effettuare test sul virus – e nemmeno uno di questi, tra l’altro, è in Kenya.

E per alcuni di questi Paesi, tra l’altro, rimarrebbe difficile anche provvedere ai piani di evacuazione dei loro cittadini rimasti in Cina. Come nel caso del Senegal, il cui presidente Macky Sall ha confermato durante un recente discorso che ci sono circa una dozzina di senegalesi a Wuhan. Il governo, comunque, è ancora in contatto con loro per fornirgli l’assistenza necessaria.

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