Coronavirus, l’emergenza arriva in carcere: il governo deve intervenire

L’emergenza coronavirus sta toccando tutti i gangli della struttura pubblica italiana. Dopo i tribunali, tocca alle carceri porsi il problema della sicurezza. Il primo passo lo fa il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.

“Chiediamo la sospensione provvisoria dei colloqui tra familiari e detenuti nelle carceri fino a quanto l’emergenza non sarà terminata”. E’ quanto dichiara, attraverso il segretario generale Leo Beneduci, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Osapp, in merito alla questione Coronavirus. L’emergenza contagio tocca quindi anche il sistema carcerario, ed era inevitabile, considerando la tipologia di ambiente: chiusi, con tante persone a contatto, quotidianamente. Il problema era stato posto per la struttura romana di Rebibbia, con il grido di allarme lanciato da uno dei sacerdoti che lavorano nella struttura.

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Ora interviene anche uno dei sindacati della polizia penitenziaria, che richiede la stretta su visite ed accessi in carcere. Che però, andando a ben guardare, si tratta di una limitazione dei diritti del detenuto: un rischio che era stato preventivato anche dal Garante dei Detenuti Nazionale, Mauro Palma. Ma, come ormai è chiaro, per fare fronte all’emergenza coronavirus sarà necessario autolimitarci. Tutti. L’Osapp, oltre a segnalare la questione delle visite, segnala anche alcuni casi specifici: ad esempio,  nell’istituto di Asti la direzione ha disposto che gli agenti di polizia misurino la temperatura alle persone al momento dell’ingresso. “Sembra – sottolinea il sindacato – che questa pratica, assolutamente indebita perché è propria del personale sanitario, sarà utilizzata anche in altre carceri del distretto di Piemonte Liguria e Valle d’Aosta e non solo. Chiediamo che sia abolita su tutto il territorio nazionale“.
“Nel contempo – conclude il comunicato dell’Osapp – denunciamo che il ministro Bonafede ha disposto interventi specifici per il
sistema giudiziario ma non ha fatto altrettanto per le carceri,
dove in questo momento stanno rischiando decine di migliaia di
individui”.

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