Esce dal carcere Chelsea Manning: denunciò gli orrori dell’esercito Usa

Un giudice federale della Virginia ha ordinato la scarcerazione di Chelsea Manning, l’ex analista militare, fonte delle rivelazioni di Wikileaks. Era stata condannata a 35 anni di carcere, pena poi ammorbidita da Obama. 

 

Definirlo un personaggio scomodo negli Stati Uniti, è persino un eufemismo. Le sue rivelazioni sconvolsero il mondo intero, ma oggi può raccontarle di nuovo, da libera. Chelsea Manning, cosìdetta la “talpa” di Wikileaks, è fuori dal carcere. E’ stato un giudice federale della Virginia ad ordinare il rilascio. L’ex analista militare statunitense, 32 anni, complice delle rivelazioni di Wikileaks del 2010 sulle torture e le uccisioni di civili da parte dell’esercito statunitense in Iraq e Afghanistan, era in prigione da maggio 2019 per aver rifiutato di testimoniare davanti a un gran giurì sui suoi legami con l’organizzazione creata da Julian Assange. Il giudice ha annullato l’udienza fissata per venerdì, ma ha confermato gli oltre 250.000 dollari di multe che deve pagare per aver rifiutato di collaborare alle indagini.

Leggi anche -> Johnson: “sarò onesto, moriranno molti vostri cari” | Ma non chiude nulla

Nelle ultime ore i  legali di Chelsea avevano fatto sapere che la donna aveva tentato il suicidio ed era ricoverata in ospedale. Nel 2018, Manning ha fatto campagna per un seggio al Senato degli Stati Uniti nello stato orientale del Maryland: chiedeva sicurezza sociale per tutti, chiusura delle carceri,  reddito minimo per tutti,  fine della criminalizzazione delle persone transgender come lei, abolizione dell’agenzia anti-immigrazione ICE e l’apertura delle frontiere.
Gli Stati Uniti hanno il più grande esercito, l’esercito più costoso del mondo, il più grande sistema carcerario del mondo, il più sofisticato apparato di intelligence, e noi ne vogliamo sempre di più”, ha detto nel gennaio 2018 a The Guardian, fino a dove ci spingeremo? Deve finire”. Nel giugno 2018, durante le primarie, Manning è stato severamente battuto dal democratico uscente Ben Cardin. Nel marzo 2019, sentito da un giudice della Virginia in un procedimento segreto su Wikileaks, Chelsea si è rifiutato di testimoniare davanti a un gran giurì perché ritieneva di aver già risposto a tutte le domande poste in un’udienza della corte marziale nel 2013. Contestava anche la segretezza del procedimento, dicendo di essere “pronta a spiegare le cose pubblicamente” in un normale contesto giudiziario.
Il giudice Claude Hilton ha ritenuto che il rifiuto di Manning di rispondere alle domande “oltraggiasse” la corte e ne ordinò la carcerazione fino a quando il Gran Giurì non avesse completato il suo lavoro.

Leggi anche -> Coronavirus. Quasi 130 mila contagiati nel mondo: solo la Cina non peggiora

Chelsea Manning fu arrestata nel 2010, accusata di ventidue capi d’accusa tra spionaggio e collusione con il nemico, e condannata nel 2013 a 35 anni di carcere da un tribunale militare, Manning s’era vista commutare la sua condanna da Barack Obama nel gennaio 2017, negli ultimi giorni della sua presidenza, una decisione contestata dalla destra americana, per la quale è una “traditrice” della nazione. È stata rilasciata quattro mesi dopo. E dopo sette anni di detenzione, di cui due mesi in Kuwait e sette mesi in totale isolamento in una minuscola cella, dove è stata costretta a dormire nuda, Manning era tornata in prigione per un periodo di tempo sconosciuto. Oggi il felice epilogo del mistero a tinte gialle.

Impostazioni privacy