La Protezione Civile ha mandato 200 mila mascherine alla regione Lombardia che risponde: “non sono omologate”. E in più sembrano comuni panni per togliere la polvere.
Probabilmente si è trattato di un errore, da chissà quale fonte è partito. Ma la verità è che in Lombardia sono arrivate 200 mila mascherine non omologate che tutto possono sembrare tranne sistemi protettivi per combattere il coronavirus. A parole è difficile da spiegare, e allora ecco una foto.
Se questa è una mascherina! Hanno ragione le fonti contattate da Quotidiano Nazionale a dire che sembrano più panni per la polvere che sistemi protettivi. “Dipartimento di Protezione civile nazionale” c’era scritto sugli scatoloni arrivati in regione che due giorni sono stati recapitati agli ospedali lombardi: 200mila mascherine chirurgiche assolutamente inutilizzabili. Impossibile anche solo pensare di mettere nelle mani di intensivisti, anestesisti, virologi e infermieri, che lottano ogni giorno per salvare vite umane nei reparti di terapia intensiva, rischiando in prima persona, materiale del genere: non potrà nè dovrà mai entrare in un ospedale.
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La consegna dei pacchi oltretutto è arrivata proprio il giorno di un’altro sgarbo fatto alla regione dalla Protezione civile che si è detta «impossibilitata a reperire i 500 respiratori» che sarebbero dovuti finire nella maxi terapia intensiva da allestire nei 22mila metri quadrati di padiglioni al Portello. Il progetto per un «ospedale Covid», su modello di Wuhan, cui Regione Lombardia e l’assessore al Welfare Giulio Gallera, Fondazione Fiera, ministero della Sanità e Protezione civile hanno lavorato, rischia di andare in fumo: si parla di 600 posti letto di rianimazione, che avrebbero dovuto essere assistiti da circa 500 medici e 1400 infermieri. «Ma gli impegni non sono stati rispettati da Roma» spiega scocciato il governatore. «Ci aspettavamo ben altro dalla protezione civile» commenta Gallera.
