Coronavirus, Cina: “Farmaco giapponese funziona”, ma Giappone smentisce

In questa lotta contro il coronavirus, forse un farmaco giapponese potrebbe rallentare l’avanzata dell’infezione in quei pazienti rimasti contagiati: questo, almeno, è quanto riportano le fonti cinesi, in parte smentite da Tokyo.

farmaco coronavirus giapponese funziona - cina

In questo clima di lotta contro il contagio da coronavirus, c’è anche chi lotta per trovare una cura per tutti quei pazienti che purtroppo hanno contratto l’infezione; e che rischiano anche la vita. Un tempo si parlava della corsa all’oro, mentre oggi si parla di una corsa ai vaccini. O quanto meno a quei trattamenti in grado di arrestare, per quanto possibile, l’avanzata del virus all’interno del corpo che lo ospita.

Notizie apparentemente positive, allora, giungerebbero dalla Cina. Come affermano le autorità cinesi, infatti, pare che un farmaco giapponese si sia dimostrato efficace nel trattamento di pazienti affetti dal temibile Covid-19. Secondo quanto riportato dal The Guardian, il dirigente del ministero cinese della Tecnologia e della Scienza, Zhang Xinmin, avrebbe evidenziato i risultati ottenuti grazie all’impiego del favipiravir, sviluppato da una controllata della giapponese Fujifilm.

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Coronavirus, Cina ottimista sul farmaco giapponese

Come quanto viene riportato dalla fonte inglese, il farmaco in questione (chiamato favipiravir) sarebbe stato utilizzato con successo durante il trattamento di ben 340 pazienti ospitati nelle strutture ospedaliere tra Wuhan e Shenzhen. Come riporta il giornale, Zhang avrebbe dichiarato: “Ha un alto livello di sicurezza ed è chiaramente efficace“. Stesse conclusioni, poi, che sarebbero state rilanciate in precedenza dagli stessi media nipponici.

Un farmaco usato contro i sintomi influenzali e che sarebbe quindi in grado di limitare l’avanzata del virus, permettendo ai pazienti di guarire più rapidamente. Infatti, a tutti coloro cui il medicinale è stato somministrato, sarebbero risultati negativi al test circa 4 giorni dopo dalla prima positività riscontrata. Al contrario, i pazienti che non hanno subito lo stesso trattamento avrebbero impiegato 11 giorni prima di “guarire”. A conferma dell’efficacia del medicinale vengono prese in considerazione anche le radiografie dei pazienti stessi: il buon 91% di loro, infatti, ha ottenuto un ottimo miglioramento delle complicanze a carico dei polmoni.

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Il Giappone frena l’entusiasmo cinese

Tutte queste informazioni riportate dal The Guardian, però, sarebbero state comunicate dal dirigente cinese Zhang. Non è ancora arrivato in nessuna redazione, né tantomeno in alcuna nota ufficiale, un commento dalla diretta interessata, ovvero la Fujifilm Toyama Chemical – l’azienda che ha sviluppato il farmaco.

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Inoltre, le dichiarazioni del dirigente pare siano state alquanto ridimensionate da una fonte anonima del ministero della Sanità giapponese. La fonte avrebbe infatti sottolineato di aver trattato altri loro pazienti (si parla di 70-80 infetti da coronavirus) senza però aver ottenuto un reale successo. Il favipiravir, dunque, “non sembra funzionare così bene quando il virus si è già moltiplicato“.

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