Coronavirus, la protesta dei medici : “siamo pronti a chiudere gli ambulatori”

Tutto il personale sanitario è ormai sul piede di guerra a causa della mancanza di mascherine e di dispositivi di protezione indispensabili a proteggerli dal contagio. 

(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Dopo settimane passate a denunciare la mancanza di mascherine chirurgiche e la morte di colleghi che forse, con un maggiore attenzione da parte delle autorità, poteva essere evitata, i medici hanno deciso di protestare in maniera forte, dichiarando di essere decisi a chiudere gli ambulatori. 

Anche il personale infermieristico si è unito alla loro protesta. Allo scopo di sollecitare il governo ad aumentare il numero di tamponi disponibili, hanno deciso di rendere noto, per far comprendere quanto sia drammatica la situazione, il bilancio dei morti e dei contagiati dal coronavirus della loro categoria. Ed effettivamente i numeri che hanno reso pubblici non lasciano indifferenti. Nella loro comunicazione si parla infatti di oltre 5.500 contagiati da Covid-19 e 25 morti. Anche la Federazione dell’ordine dei medici ha deciso di schierarsi dalla loro parte. Questa infatti ha diramato un comunicato in cui ha in primo luogo spiegato che sono ormai trascorsi due mesi da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Eppure, sottolinea la Federazione “ancora oggi in particolare i medici di medicina generale, che costituiscono la prima linea nella gestione dei pazienti sul territorio, sono del tutto privi dei più basilari dispositivi di protezione individuale. Siamo stanchi di promesse”.

La durissima denuncia del segretario della federazione dei medici di Medicina Generale

A questa si aggiunge poi una nota pubblicata da Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di Medicina Generale, in cui ha di fatto dichiarato che a breve si procederà con la chiusura degli ambulatori. Nella sua nota, Scotti parte da una considerazione personale, dovuta al decesso di un suo collega. Il segretario della Finmg scrive infatti che “Oggi devo dire addio a un amico, che come tutti noi medici di famiglia è stato scaricato dalle istituzioni ed è morto da solo. La sua morte per la burocrazia non vale il costo di una mascherina”. Scotti ha continuato poi dichiarando che  “siamo pronti a chiudere gli studi che non sono parte dei Livelli essenziali di assistenza”. Ha poi criticato aspramente il fatto che non si sia prodotta una relazione tecnica a un emendamento che avrebbe permesso ai medici di base di avere a disposizione quei dispositivi di protezione, indispensabili al proteggerli dal virus, di cui adesso denunciano la mancanza.

Photo by MIGUEL MEDINA/AFP via Getty Images)

Scotti ha poi continuato spiegando che “l’emendamento al Cura Italia – ha spiegato – mirava a chiarire che la fornitura dei dispositivi di protezione individuale doveva essere estesa ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e ai farmacisti. La Fimmg considera inaccettabile il parere negativo della Ragioneria dello Stato all’emendamento 5.1 a prima firma Paola Boldrini (Pd), depositato in commissione Bilancio del Senato”.  Secondo Scotti infatti, da ciò che è riuscito ad apprendere sul tema, la Ragioneria ha rinviato il parere del Ministero della salute per il semplice fatto che mancava una relazione tecnica atta a quanti quali fosse le spese effettive da un punto di vista finanziario che sarebbero scaturiti dalla modifica proposta. Qualcosa di inaccettabile per il segretario, che ha criticato amaramente il fatto con queste parole: “mi chiedo quanto valga per lo Stato la vita di un medico”. Scotti ha infine concluso spiegando che senza strumenti adeguati questa emergenza che ha messo in ginocchio il nostro paese non può essere affrontata. Inoltre a suo parere “la situazione peggiorerà se e quando si allenteranno i contenimenti. Tutto ricadrà proprio sulle cure primarie, dove il contagio potrà riprendere il suo corso e creare nuovi focolai. Non siamo intenzionati a contare i nostri morti stando zitti”.

(Photo by LUCAS BARIOULET/AFP via Getty Images)

Nel frattempo la federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche ha dichiarato che la categoria degli infermieri, risulta quella con il maggior numero di persona affette da Covid-19 tra tutti gli operatori sanitari. In ragione di questo, Tonino Aceti, portavoce della Fnopi ha richiesto alle autorità competenti che siano al più presto garantiti il maggior numero possibile di tamponi e dispositivi di protezione per la sua categoria professionale. Anche perché, come ha affermato lui stesso, “gli infermieri sono i professionisti che restano di più accanto al paziente, con turni anche di 12 ore ciascuno, che rendono molto più elevate le possibilità di contagio. Stanno pagando un prezzo altissimo”.

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Aceti ha poi sottolineato che senza il lavoro, i sacrifici e la disponibilità degli infermieri i malati di coronavirus resterebbero abbandonati a se stessi in un letto di ospedale, senza nemmeno la possibilità di avere il minimo contatto umano.

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