Coronavirus. Turismo in ginocchio: “imperdonabile se il Governo non ci aiuta”

Il coronavirus rischia di uccidere anche il turismo in Italia. La prossima, sarà una Pasqua di passione, di solito il periodo in cui ogni città italiana apre le sue porte a tutto il mondo. Si attendono misure a sostegno dal nuovo decreto del Governo.

Arriva la Pasqua, e non solo, ci sono anche i ponti del 25 aprile e del primo maggio. Oggi gli italiani avrebbero voglia di viaggiare ma non ci pensano, non possono pensarci. Vuoi per le restrizioni che vietano di spostarsi, vuoi per le difficili condizioni economiche a cui stanno andando incontro. Per gli italiani oggi un giorno vale l’altro, fino alla fine dell’incubo. L’Italia è abituata ad aprire le sue porte a tutto il mondo in questo periodo, ma oggi non è possibile.  E c’è chi vive di viaggi: il turismo è stato il primo settore a pagare dazio per colpa del virus. Oggi il Governo dovrebbe pensare anche alle migliaia di lavoratori che si muovono intorno a questo mondo. “Sarebbe un imperdonabile errore se il Governo non tenesse il turismo al centro delle strategie per il rilancio dell’economia italiana alla fine dell’emergenza epidemiologica in corso. Già prima di questa crisi il settore era attaccato su ogni fronte da grandi potenze economiche internazionali e quando l’epidemia sarà finita torneremo ad avere tanti turisti da tutto il mondo, ma dei loro soldi non vedremo quasi traccia, sarà tutto business di poche grandi economie straniere mondiali”. A lanciare l’allarme Luca Patanè, presidente di Confturismo Confcommercio.

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Patanè: abbiamo già perso 30 milioni di turisti

Luca Patanè sottoline come il settore turismo che corrisponde al 13% del Pil secondo il World Travel & Tourism Council – Wttc, 15% dell’occupazione e 17 miliardi di euro di contributo al saldo attivo della bilancia commerciale secondo Banca d’Italia, sia al centro di una crisi inimmaginabile. Già certa la perdita di oltre 30 milioni di turisti italiani e stranieri tra marzo e maggio – quasi 90 milioni di presenze in meno nelle strutture ricettive turistiche ma anche di consumi nei ristoranti e pubblici esercizi, nello shopping, nei trasporti locali, nelle visite guidate alle città d’arte, ai musei, ai siti archeologici. E le prospettive sono ancora più drammatiche. Sui quasi 200 miliardi di volume d’affari complessivo che il turismo genera, le previsioni meno pessimistiche indicano una perdita nell’ordine del 60% da qui a fine anno, mentre sono totalmente fermi i viaggi degli Italiani all’estero, almeno fino a estate inoltrata avrebbero dovuto essere 22,5 milioni.

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