Caso Di Matteo, il centro-destra chiede la testa di Bonafede

Gelmini, Meloni e Delmastro chiedono le dimissioni immediate del ministro dell’interno. Cambiamo: “Bonafede venga a riferire subito in Parlamento”.

bonafede

La miccia è stata accesa ieri sera ed è prontamente esplosa in queste ore. Il caso che coinvolge Nino Di Matteo e Alfonso Bonafede potrebbe essere giunto a un primo momento caldo, a giudicare dalle reazioni del mondo politico. In particolare sono gli esponenti dei partiti di centro-destra a chiedere subito la testa del ministro dell’interno, a causa del suo presunto dietrofront sulla nomina a capo del Dap del noto pm siciliano. E così, unite in un lungo e arrabbiato coro, Fratelli d’Italia e Forza Italia chiedono a gran voce che l’attuale guardasigilli lasci il proprio posto nonostante le spiegazioni fornite ieri sera.

Non poteva mancare l’accorata richiesta da parte di Giorgia Meloni. Il leader di Fratelli d’Italia, nell’ormai consueto post su Facebook, ha riassunto la vicenda prima di esprimere la propria opinione. “Ai disastri si aggiungono ombre sul comportamento del guardasigilli. Fossi Alfonso Bonafede, domani mattina rassegnerei le mie dimissioni di ministro della Giustizia“, ha scritto sui social la Meloni. E il riferimento è inevitabile al provvedimento del Decreto Sicurezza, sul quale si è a lungo discusso prima che in Italia prendesse piede l’emergenza Coronavirus. Per non parlare del decreto sulla Prescrizione, che altrettanto ha fatto discutere.

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Bonafede sotto il fuoco del centro-destra

Ma la Meloni non è la sola a sferrare un duro attacco ad Alfonso Bonafede, in questo caldo lunedì di inizio maggio. Anche Maria Stella Gelmini di Forza Italia ha richiesto a gran voce le dimissioni del ministro dell’interno, per via del Caso Di Matteo: “Dopo le parole di Nino Di Matteo da Giletti a ‘Non è l’arena’ – scrive l’ex ministro dell’Istruzione su Twitter – , Alfonso Bonafede venga immediatamente in Parlamento. Le gravissime accuse del pm non possono cadere nel vuoto: o Di Matteo lascia la magistratura o Bonafede lascia il Ministero della Giustizia”. Dunque il fronte del centro-destra è, ancora una volta, molto compatto.

Anche la Gelmini si scaglia contro Bonafede – meteoweek.com

E a proposito di Fratelli d’Italia, prende la parola anche Andrea Delmastro. Il deputato del partito guidato da Giorgia Meloni, nonchè responsabile di partito del dipartimento Giustizia, prende anch’esso una posizione forte contro Bonafede: “Ormai è tutto chiaro. Prima le rivolte in carcere organizzate dalla criminalità organizzata, per stabilire il falso nesso di causalità tra carcere e contagio. Successivamente il provvedimento di Bonafede dei domiciliari per gli ultimi 18 mesi di pena che postula proprio il principio tra carcere e contagio. Poi Di Matteo e Ardita del Csm che sconsigliano l’assunzione di tale provvedimento perché sarebbe un cedimento alla mafia e perché comporterebbe un effetto domino di cui godrebbero i mafiosi per uscire dalle carceri. Poi la circolare del Dap e infine le scarcerazioni ignobili e quotidiane dei mafiosi. Ora scopriamo anche che Di Matteo venne rifiutato al Dap per viltà. Ci vuole altro per dimettersi e scomparire dalla faccia della terra? Bonafede, in un sussulto di dignità, dimettiti….non ti daremo tregua”.

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Romano difende il Guardasigilli

Ma c’è anche chi prova a tendere la mano in favore del ministro dell’interno. È il caso di Andrea Romano, deputato del Partito Democratico che si è esposto sul suo profilo su Twitter. Il parlamentare Pd, tra una citazione storica e un’esortazione a Nino Di Matteo, prova a dare un consiglio a Bonafede. “Un suggerimento a Bonafede, dopo le dichiarazioni di Di Matteo – si legge nel tweet – . Invece di mostrarsi “esterrefatto” e intimorito, rivendichi le sue scelte. E spieghi a Di Matteo che l’Italia è uno Stato di diritto; che i ministri sono votati dal Parlamento; che “i consiglieri consigliano e i ministri decidono” (come diceva Margaret Thatcher). E che tutto questo si chiama democrazia”.

E poi ci sono i parlamentari di “Cambiamo!” Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli. Loro invece chiedono “a Bonafede di venire immediatamente a riferire in Parlamento e spiegare cosa sta succedendo e quanto ci sia di vero nelle affermazioni di Di Matteo”.

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