Saviano: La regolarizzazione dei migranti? Azione contro la mafia

Il giornalista e scrittore dice la sua sul provvedimento che regolarizza i migranti in Italia: non si favorisce la schiavitù, piuttosto si combatte la mafia. 

Altrochè favorire la schiavitù: regolarizzare i migranti significa combattere il caporalato e quindi la mafia, e rilanciare di conseguenza il settore agroalimentare italiano. E’ la tesi che Roberto Saviano sostiene in un articolo su la Repubblica: un settore attualmente in crisi, anche per la mancanza di lavoro nei campi a causa del coronavirus. E’ il prezzo pagato in questi ultimi mesi proprio perchè, negli anni, non si è voluto intervenire per per fermare la piaga del caporalato e regolarizzare i lavoratori immigrati, ma non solo loro, delle campagne italiane, sopratutto al Sud. Per Saviano la tesi che la regolarizzazione degli immigrati sia il modo per formalizzare un vero e proprio schiavismo è una bugia: perchè, secondo la tesi del giornalista anti camorra, è proprio la mancanza di regole che crea i presupposti per le situazioni di illegalità: il ricatto delle paghe basse pur di sopravvivere in assenza di diritti, le condizioni disumane, gli orari illimitati e l’assenza del concetto di “straordinario”. Tutte situazioni che un lavoratore “regolare” può affrontare meglio.
Dire che regolarizzare i lavoratori immigrati privi di diritti proprio perchè irregolari, scrive Saviano, possa generare fenomeni di schiavitù “è come dire che distribuire acqua aumenta gli assetati o che più autoambulanze provocano incidenti”.

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Il tema è la legalizzazione del lavoro nero, nonl’immigrazione: a dimostrarlo i tanti lavoratori italiani sfruttati, che sono anche morti di lavoro. Ci sono gli esempi: Paola Clemente, 49 anni, italiana, morta nel 2015 mentre raccoglieva l’uva nei campi di Andria, uccisa dal troppo lavoro, e troppo pesante, per due euro l’ora. Oppure Paolo Fusco, 55 anni, morto di infarto nelle campagne di Giugliano mentre caricava cocomeri, senza fermarsi mai, in piena estate. Lavoratori senza diritti che non erano di certo migranti: ma i diritti ottenuti dai migranti andrebbero a beneficiare anche loro, i lavoratori italiani altrettanto sfruttati. Eppure i dati parlano chiaro: in sei anni sono 1500 le persone morte nelle campagne italiane. Numeri inaccettabili. Funziona così: i proprietari terrieri (al sud ma spesso anche al nord, ormai) affidano ai caporali la gestione del reclutamento dei braccianti. Pagamento alla giornata, con i lavoratori che vengono scelti in base al fisico, alla resistenza. Ma in mancanza di quello va bene chiunque, purchè lavori tanto e stia in silenzio.

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Lo scrittore Roberto Saviano

Questa forza lavoro viene pagata da 1 a 3 euro all’ora. Oppure in base alle cassette riempite: 50 centesimi a cassa di arance, 3 euro e 50 per le cassette di pomodori da 300kg. Poi la frutta e la verdura raccolte passano a un distributore, e da lì arrivano ai banchi dei grossisti dell’Ortomercato. Poi la merce raggiunge i mercati generali delle grandi città, da cui poi arriva al venditore, supermercato o negozio. E poi al consumatore. Il guadagno delle mafie sta in ognuno di questi passaggi: come spiega Saviano, i clan guadagnano dalle terre, che spesso sono di loro proprietà, oppure dai camion, o anche dalla percentuale che richiedono sulla frutta raccolta o sulla movimentazione delle cassette di frutta e verdura che vanno ai mercati delle grandi città. I più importanti centri di smistamento sono Fondi (Lazio), Vittoria (Sicilia) e Milano. Esattamente i luoghi dove la mafia ha la maggiore influenza, che è certificata da numerose inchieste giudiziarie. Opporsi – come fatto dalla Lega e dai  Stelle, prima dell’accordo – alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati è per Saviano vero e proprio “atto di complicità con l’imprenditoria mafiosa: eppure è adesso il momento di intervenire: il caporalato teme il contagio, il settore è nel caos. Intervenire adesso può essere decisivo. Ma per Saviano è fondamentale che la regolarizzazione sia reale, non provvisoria. Perchè alla scadenza dei permessi, tutti questi lavoratori tornerebbero ad essere “merce” a disposizione del malaffare.

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