Georgetown | il film diretto da Christoph Waltz punta tutto sulla recitazione

Il film Georgetown, scritto da David Auburn e diretto da Christoph Waltz, al suo secondo lavoro da regista, basato su un’incredibile storia vera, è arrivato direttamente online il 19 maggio sulle principali piattaforme di on demand, saltando la sala. 

È disponibile sulle principali piattaforme di on demand il film Georgetown, scritto da David Auburn e diretto da Christoph Waltz, al suo secondo lavoro da regista. Il lungometraggio, basato su di una incredibile storia vera portata agli onori della cronaca dal New York Magazine, grazie ad un articolo di Franklin Foer pubblicato nel luglio 201, racconta la storia dell’arrampicatore sociale Ulrich Mott. Un uomo dai mille volti interpretato dallo stesso Waltz, che sfrutta il ruolo per dare sfoggio della propria abilità mimetica. 

Georgetown | di e con Christoph Waltz

Al primo lungometraggio da regista (in realtà il secondo, ma il precedente era un piccolo film indipendente), Christoph Waltz sembra non avere effettivamente un grande interesse nel muovere la macchina da presa, ma piuttosto nel darsi un ruolo diverso da quello per cui solitamente viene chiamato da altri registi e cimentarsi così con una storia che lo interessa realmente (avendola scelta lui). Nel suo Georgetown, infatti, Walt interpreta uno scorbutico e insofferente omuncolo che si muove all’interno del mondo diplomatico, vivendo di bugie, furbizie ed escamotage. Per questo arrampicatore sociale la svolta sarebbe (come per il più classico degli stereotipi) sposare una donna decisamente più anziana di lui, ex giornalista di settore molto inserita nella sfera dell’alta borghesia che frequenta il sobborgo della diplomazia di Washington. L’uomo tenta di sfruttarla per agevolare quella scalata che da solo non riesce a compiere. Una trama che sembra scritta seguendo tutti i più classici cliché del cinema hollywoodiano anni ’50 e che invece è basata su di una storia realmente accaduta.

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Un personaggio dai mille volti

Come spesso accade agli attori che decidono di cimentarsi con la regia, anche Christoph Waltz sembra curare in maniera encomiabile tutti gli aspetti legati alla sfera della recitazione, tralasciando il resto. È chiaro che ci sono tantissimi elementi di interesse nel suo personaggio, ambiguo e ricco di sfumature, mai davvero decifrabile ma di cui lo spettatore scopre qualcosa di inedito in ogni scena. E proprio questa continua “rivelazione” del personaggio è interamente affidata alla bravura dell’attore che lo interpreta, che deve nascondere un certo lato del carattere del suo personaggio fino al momento in cui il film chiede di rivelarlo a chi guarda. Eppure è difficile dire che quella di Waltz sia effettivamente una grande interpretazione. L’attore è bravissimo nel descrivere ogni sfumatura che compone il complicato carattere del personaggio che interpreta con pochissimi gesti, ma il problema sembra essere a monte: il personaggio non è scritto sufficientemente bene. La performance da sola non basta, se poi tutto il resto del film non gioca in armonia con essa (o non la “sfida” in qualche modo, mettendola in discussione).

Un tentativo riuscito a metà

Purtroppo Georgetown vive di brevi momenti che da soli non riescono a reggere l’intera operazione. Se è certamente appagante osservare il modo in cui Waltz duetta con Vanessa Redgrave (diretta bene e all’altezza del proprio glorioso passato, cosa che accade sempre più di rado) per mettere in scena un rapporto sbilanciato tra due esseri umani che si trasformano in mostri senza pudore, è altrettanto avvilente constatare che il film faccia pochissimo per valorizzare quelle interpretazioni.

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