Pedofilia, Vaticano pubblica un Vademecum per i vescovi: “Sanare ferita dolorosa”

Sui casi di pedofilia interviene il Vaticano: pubblicato un Vademecum di procedure per il trattamento dei casi commessi dai sacerdoti. Uno strumento curato dalla Congregazione Dottrina Fede e volto a “sanare una ferita dolorosa”.

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pedofilia vademecum vaticano – foto di repertorio

Per contribuire attivamente alla lotta alla pedofilia, il Vaticano ha emanato e pubblicato un manuale di procedure standard per il trattamento dei casi commessi dai sacerdoti. Il Vademecum, curato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato redatto per “sanare la ferita dolorosa” che affligge sia le vittime che tutta la Chiesa. Il manuale, spiega il segretario monsignor Morandi, unisce “le norme esistenti alla prassi”, ma introduce anche delle novità principali in merito alle denunce anonime, che non dovranno più essere scartate.

Non si tratta, però, di un testo normativo. “Nessuna nuova legge viene promulgata, nessuna nuova norma emanata”, spiega il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer. Il Vademecum va piuttosto considerato come un “manuale di istruzioni” che “intende prendere per mano chi deve trattare concretamente i casi dall’inizio alla fine, ovvero dalla prima notizia di un possibile delitto (notitia de delicto) alla conclusione definitiva della causa (res iudicata). Tra questi due estremi vi sono tempi da osservare, passaggi da compiere, comunicazioni da attivare, decisioni da prendere”.

Il Vademecum è stato oggi pubblicato nella sua prima versione, definita 1.0 e che prevederà, in futuro, altri futuri aggiornamenti. Lo strumento dovrà infatti “seguire gli eventuali sviluppi della normativa canonica, adattandosi ad essa, e dovrà inoltre dare una risposta alle nuove sfide che l’esperienza offrirà alla trattazione giuridica dei casi in questione”.

Infine, spiega ancora il cardinale, il manuale dovrà “fare tesoro delle considerazioni che giungeranno dalle diverse realtà ecclesiali: diocesi, istituti, facoltà ecclesiastiche, centri di ascolto istituiti a livello diocesano e interdiocesano. Il loro contributo qualificato contribuirà a correggere, integrare, precisare e chiarire quei punti che, come è naturale, esigeranno una più approfondita riflessione”.

Denuncia alle autorità per i casi di pedofilia

“Il desiderio è che questo strumento possa aiutare le diocesi, gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, le conferenze episcopali e le diverse circoscrizioni ecclesiastiche a meglio comprendere e attuare le esigenze della giustizia su un delictum gravius che costituisce, per tutta la Chiesa, una ferita profonda e dolorosa che domanda di essere guarita”. Questo è quanto viene spiegato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha redatto il Vademecum sulla procedura nel trattamento dei casi di pedofilia commessi dai chierici.

Secondo quanto è possibile leggere dal documento, nell’eventualità di casi di pedofilia la denuncia da parte di uomini di Chiesa dovrà essere obbligatoriamente inoltrata dai vescovi alle autorità civili, nel caso in cui fosse previsto dalle normative locali. Ad ogni modo, “anche in assenza di un esplicito obbligo normativo, l’autorità ecclesiastica presenti denuncia alle autorità civili competenti ogni qualvolta ritenga che ciò sia indispensabile per tutelare la persona offesa o altri minori dal pericolo di ulteriori atti delittuosi”.

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foto di repertorio

In merito a questo punto incluso nel manuale, si è espresso anche il mons. Giacomo Morandi, segretario della Congregazione. Per il monsignore, che è parlato con i giornalisti di Vatican News, su questo aspetto “le Conferenze episcopali nazionali hanno predisposto linee guida che tengono conto delle normative locali. Non si può dare una risposta univoca. In alcuni Paesi la legge prevede già questo obbligo, in altri no”.

Inoltre, i reati reati di pedofilia commessi da uomini di Chiesa non potranno più essere “puniti” soltanto con il trasferimento del prete che ha commesso il fatto: casi passati hanno infatti dimostrato che alcuni pedofili erano inclini a ripetere le violenze nelle diverse diocesi in cui venivano trasferiti. Rimane perciò “da evitare la scelta di operare semplicemente un trasferimento d’ufficio, di circoscrizione, di casa religiosa del chierico coinvolto, ritenendo che il suo allontanamento dal luogo del presunto delitto o dalle presunte vittime costituisca soddisfacente soluzione  del caso”.

Le denunce anonime non dovranno più essere scartate

Novità introdotta nel Vademecum riguarda il trattamento delle denunce per atti di pedofilia da parte di chierici giunte in forma anonima, che dovranno ora essere sempre prese in considerazione da parte della Chiesa. “Talvolta, la notitia de delicto può giungere da fonte anonima, ossia da persone non identificate o non identificabili. L’anonimato del denunciante non deve far ritenere falsa in modo automatico tale notitia; tuttavia, per ragioni facilmente comprensibili, è opportuno usare molta cautela nel prendere in considerazione tale tipo di notitia, che non va assolutamente incoraggiato”, si legge dunque del documento.

E ancora, viene sottolineato che “allo stesso modo non è consigliabile scartare aprioristicamente la notitia de delicto che perviene da fonti la cui credibilità può sembrare, ad una prima impressione, dubbia”.

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pedofilia vademecum vaticano – foto di repertorio

Pedofilia dichiarata in confessione è “segreto inviolabile”

Delicata invece la questione concernente le confessioni. Su questo punto in particolare, il Vademecum ricorda che una notizia di delitto “appresa in confessione è posta sotto lo strettissimo vincolo del sigillo sacramentale”. Per tale ragione non sarà possibile procedere con la denuncia, né alle autorità giudiziarie civili né a quelle ecclesiastiche. Sarà necessario, invece, “che il confessore che, durante la celebrazione del Sacramento, viene informato di un delictum gravius, cerchi di convincere il penitente a rendere note le sue informazioni per altre vie, al fine di mettere in condizione di operare chi di dovere”.

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Delitti sono anche le proposte sesso tramite chat

Per quanto riguarda la tipologia di casi considerati all’interno del Vademecum pubblicato dal Vaticano, si sottolinea che il reato di pedofilia non è considerato tale solo se sussiste un caso di violenza fisica, ma anche nel caso in cui venga fatta una proposta sessuale al minore attraverso una chat. “La tipologia del delitto è molto ampia e può comprendere, ad esempio, rapporti sessuali (consenzienti e non consenzienti), contatto fisico a sfondo sessuale, esibizionismo, masturbazione, produzione di pornografia, induzione alla prostituzione, conversazioni e/o proposte di carattere sessuale anche mediante mezzi di comunicazione”, si legge infatti nel documento curato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

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