Cesare Romiti è morto: si spegne uno dei pilastri della Fiat

Cesare Romiti aveva 97 anni. Già nei giorni scorsi il suo stato di salute era peggiorato. Si ricordano oltre 20 anni nell’azienda della famiglia Agnelli, prima di approdare in Rcs.

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L’industria italiana e il mondo della produzione automobilistica piangono per la scomparsa di Cesare Romiti. Lo storico dirigente della Fiat, che ha trascorso buona parte della sua vita a servire l’azienda torinese, aveva 97 anni. Nei giorni scorsi erano emersi da parte sua gravi problemi di salute che non lasciavano presagire nulla di buono per il futuro immediato. Fino alla notizia che nessuno avrebbe voluto dare. Cesare Romiti si è spento presso la sua abitazione di Milano, dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, in cui i malanni hanno preso il sopravvento.

La sua vita, come abbiamo già detto, era legata a doppio filo con la Fiat. Nel 1974 entra in azienda con ruoli dirigenziali, che gli vengono subito riconosciuti da Gianni Agnelli, che decide di porlo sotto la sua ala protettiva. Da qui prenderà il via una collaborazione che durerà per quasi un quarto di secolo. Tanto che nel 1996, dopo essere stato anche amministratore delegato, Cesare Romiti diventerà presidente della Fiat. Un ruolo che l’imprenditore e manager romano eredita proprio dall’Avvocato. Resterà in carica per circa due anni, fino al 1998.

Più in generale, gli anni che Romiti ha trascorso in Fiat sono stati particolarmente duri e ricchi di episodi importanti. Come quello avvenuto nel 1976, quando insieme ad Agnelli condusse l’ingresso dell’azienda nella Lafico, la finanziaria del governo libico di Gheddafi. Un passaggio importante per consentire al gruppo di risollevarsi da un difficile momento sul piano economico. Appoggiandosi tra l’altro a una nazione in quel momento vessata dal Governo americano. Così l’operazione riuscì, con piena soddisfazione di tutte le forze in campo, e svelò le abilità di Romiti.

Cesare Romiti con l’Avvocato Agnelli – meteoweek.com

Quattro anni dopo la Fiat dovette fronteggiare una nuova crisi, questa volta interna. Quella che verrà ribattezzata come La marcia dei quarantamila, che il 14 ottobre 1980 paralizzò Torino a causa della protesta degli impiegati di fabbrica. Questi vorrebbero tornare a lavorare, protestano contro i picchetti issati dalle sigle sindacali, mentre la Fiat vorrebbe mettere in cassa integrazione 23mila dipendenti. Cesare Romiti riuscì a venire a capo di questa situazione, sgominando un pericoloso legame tra i vertici degli scioperi e alcune cellule terroristiche interne.

Gli ultimi anni di Romiti in Fiat sono quelli delle tensioni con Umberto Agnelli. Nonostante l’azienda cresca in maniera importante, tenendo anche fede al miglioramento generale della vita degli italiani, i problemi interni rimangono. Gianni Agnelli vorrebbe dare la presidenza al fratello, ma grazie a un importante lavoro di fino condotto insieme a Mediobanca, Romiti scongiura questa ipotesi. Tanto che nel 1996 l’Avvocato gli cederà la presidenza, che lui terrà per un paio di anni. Poi subentrerà per alcuni anni in Rcs, ma le cose per lui non saranno più come prima.

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Anche perchè Cesare Romiti verrà coinvolto nello scandalo di Mani Pulite. Nel 1993, infatti, verrà interrogato dal pool di Milano e dai magistrati di Torino, svelando alcuni aspetti molto importanti. Al tempo stesso Romiti svelò di non sapere nulla di ciò che avveniva sotto di lui, finchè non uscì dall’azienda, ma tutto ciò portò a scenari importanti. Grazie alle sue parole, infatti, gli investigatori arrivarono al dirigente Francesco Paolo Mattioli, arrestato e condannato per tangenti. Per Romiti ci sarà anche una condanna per falso in bilancio, poi revocata.

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