Regno Unito nella morsa del coronavirus, a Londra torna l’incubo chiusure

I numeri preoccupanti riguardo i contagi hanno costretto il ministro della Sanità britannico a dichiarare nuovi lockdown in zone localizzate nel nord-est dell’Inghilterra. Il pericolo chiusura totale si ripresenta alle porte dei britannici.

Seconda ondata covid Regno Unito, lockdown locaizzati paura chiusura totale

Si tratta di lockdown localizzati, sono stati formalizzati dal ministro della Sanità britannico, Matt Hancock, per alcune zone a nord-est dell’Inghilterra, in città come Birmingham, Bolton o Leicester ai Comuni di Newcastle e Sunderland, nonché nelle aree del Northumberland, di North e South Tyneside, di Gateshead e della contea di Durham, dove inoltre, da mezzanotte, sono previste delle limitazioni legate ai contatti sociali, e sugli orari di apertura dei locali pubblici. Questo per rispondere in modo immediato al nuovo incremento di contagi nella zona, con tassi d’infezione locali compresi al momento fra 70 e 103 casi diagnosticati per ogni 100.000 abitanti, quindi nettamente superiori alla media nazionale.

I contagi, i numeri

È un nuovo record, di quelli che fanno paura: sono 4.000 in più i contagi nelle ultime 24 ore nel Regno Unito record dai primi di maggio sullo sfondo d’un livello di test quotidiani oltre i 220.000. Vi è stato anche un aumento di morti giornaliero, (20) e un lieve ma costante aumento anche dei ricoveri in reparto o in terapia intensiva: 900 e 115 pazienti totali, al momento, nell’intero Paese. Boris Johnson, ha comunque assicurato, durante un’audizione di fronte al coordinamento delle commissioni parlamentari a Westminster che verrà fatto “tutto quanto è in nostro potere” per evitare un secondo lockdown nazionale potenzialmente “disastroso per l’economia”.

Locdkdown localizzati nel Regno Unito, paura seconda ondata

L’ombra di un secondo lockdown

Naturalmente è un possibile secondo lockdown che fa paura, in particolar modo per l’economia. Il premier ha ribadito di non volere un simile epilogo e di aver appunto introdotto dei limiti più severi ai contatti sociali oltre ai sopra citati lockdown localizzati. Johnson ha insistito dicendo: “Faremo tutto quanto è in nostro potere” per scongiurare di dover richiudere il Paese, ammettendo che un secondo lockdownnazionale “sarebbe nient’altro che disastroso” per l’economia britannica in genere, nonché per settori “vitali” per il Regno come le arti o la cultura. Il primo ministro ha poi assicurato che il governo si sta impegnando per controllare la pandemia attraverso test sempre più capillari, in attesa che la scienza finisca di mettere a punto anche kit per l’individuazione super rapida del virus, “analoghi a quelli per la gravidanza”.


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Bors Johnson messo alle strette

Boris Johnson, dopo essere stato attaccato dall’opposizione laburista, Angela Rayner, con commenti sprezzanti ed ironici riguardo il suo operato, che ha denunciato in modo sarcastico come a dispetto delle emergenze sul coronavirus o sulla Brexit, si sia trovato il tempo per discutere in questi giorni “dell’abolizione della legge che vieta la caccia all’urogallo”. Johnson aveva replicato evidenziando come invece il governo sia riuscito a far impennare a circa 200.000 al giorno i tamponi nel Regno, “un livello record” in Europa. E giustificando certi intoppi locali con “la colossale richiesta” generata dal “successo del sistema di test and tracing” messo in piedi per controllare la diffusione dei nuovi contagi.

Regno Unito, paura secondo lockdown totale, impennata di casi

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