Covid, Cina cerca di attribuire all’Italia l’origine del morbo

Covid, Cina cerca di attribuire all’Italia l’origine del morbo. Pechino cerca di cambiare la narrazione sul Covid, ecco in che modo

Covid Cina-Meteoweek.com

Nessuno sa da dove il Covid abbia iniziato a trasmettersi all’uomo. Probabilmente non nel noto mercato di Wuhan, e forse non si saprà mai davvero con certezza, tuttavia attorno a questo dubbio scientifico, la Cina sta creando una campagna di disinformazione, come riporta Repubblica, che punta a spostare l’attenzione sull’origine del morbo, che finora ha mietuto migliaia di vittime.

Un racconto che utilizza fatti e dichiarazioni tralasciandone altri, che strumentalizza ciò che scienziati stranieri dicono. Tutto ciò per supportare un’ipotesi che teoricamente non è impossibile ma che non è molto attendibile a detta degli scienziati, ossia che il Covid non sia nato in Cina ma altrove, che sia giunto dall’estero, magari da Paesi stranieri che hanno scovato i primissimi casi prima del mese di dicembre, come ad esempio il nostro. Un  racconto, questo, che andrebbe a sollevare la Cina da ogni responsabilità sulla gestione della prima fase dell’emergenza.

La Cina si è sempre difesa con la sua teoria del virus importato dall’estero, come a giugno, quando in un mercato di Pechino è occorso un focolaio e i tecnici hanno rilevato tracce di Covid un po’ dappertutto, focalizzandosi però su un tagliere dove avevano tagliato del salmone norvegese. Da qui la teoria che il virus si conservi nei prodotti surgelati e poi si diffonda, il che secondo i ricercatori non può essere escluso ma sarebbe piuttosto improbabile possa poi che si trasmetta a qualcuno. Invece per la Cina, che all’interno del suo Paese ha portato a quota zero i contagi, tale teoria si trasforma in racconto ufficiale. Ergo, i piccoli focolai  di Covid che da allora esplodono in Cina vengono legati alla questione surgelati importati dall’estero, con tanto di tamponi eseguiti su imballaggi per cercare tracce del morbo.

L’attenzione sulla pista italiana

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Intanto per la Cina, la data di inizio della pandemia di Covid resta sempre dicembre, nonostante un documento riservato, svelato dai media, che pone un caso di positività già a metà novembre. E nonostante una ricerca inglese, basata sulla ricostruzione di mutazioni genetiche, ponga i primi contagi tra ottobre e dicembre, molto probabilmente in territorio cinese.

Nonostante tutto ciò, Pechino colloca i contagi a dicembre e considera solo documenti stranieri che mostrino tracce di covid in mesi precedenti, come quelle trovate in primavera nelle fogne di Barcellona o nel mese di settembre in Italia, come riportato dall’Istituto Tumori di Milano. Addirittura, quando lo scienziato tedesco Alexander Kekulé afferma che la maggioranza dei ceppi virali che circolano attualmente provengono da ceppo italiano, i media cinesi cancellano “attualmente” per supportare la loro teoria ed eliminano il pezzo in cui, alcuni secondi dopo, si sostiene che il ceppo originario fosse cinese.

Altra azione strategica si è osservata appena due giorni fa, con la pubblicazione di un’inchiesta da parte di un quotidiano nazionale, il Global Times, denominata “È possibile che i surgelati importati abbiano scatenato il contagio a Wuhan?” e in cui, a detta di vari ricercatori del luogo, non vi sono prove ma non si può escludere la cosa.

In questa indagine, però, si omette di raccontare come i primissimi casi di positività scovati a Wuhan, non avessero nulla a che fare col famoso mercato. Tuttavia, l’intento cui mirerebbe la Cina non è accusare esplicitamente Paesi stranieri, tant’è che una ricerca che collocava l’origine del Covid in India è stata immediatamente tolta dalla circolazione. A Pechino, secondo quanto riporta Repubblica, interesserebbe usare l’incertezza scientifica su dove sia nato il virus  per negare che abbia avuto origine nel territorio cinese, spostando l’attenzione, pur non avendo prove, altrove.

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Secondo il regime cinese, “la ricerca dell’origine del virus è una questione scientifica complessa (…) un processo in corso che potrebbe coinvolgere diversi Paesi“. L’Oms, incaricata di svolgere un’inchiesta sulle origini del Covid, ha formato una squadra di esperti, ma Pechino avrebbe tentato in ogni modo di rallentare il suo ingresso in Cina. Sempre l’Oms, dopo lunghe trattative, ha infine ottenuto il permesso che i tecnici possano recarsi a Wuhan per le verifiche, ma la cosa è tuttora in via di definizione, poiché dei primi studi si occuperanno ricercatori cinesi.

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