Birmania, ancora scontri: due vittime, l’ONU condanna il governo militare

Sta peggiorando di giorno in giorno la situazione in Birmania dove anche ieri si sono verificati scontri: due vittime

Birmania
Ancora proteste a Rangoon e in tutta la Birmania (Getty Images)

La giornata di ieri è stata la peggiore in assoluto dopo il golpe che ha riportato al governo della Birmania i militari. Mentre l’ex premier, Aung San Su Kyi, rimane in carcere in attesa di un processo che doveva cominciare questa settimana e che è stato posticipato di alcuni giorni, la tensione è esplosa in modo molto prepotente in diverse città.

Birmania nel caos

I primi scontri si sono verificati ieri mattina a Rangoon, dove migliaia di persone sono scese in piazza per manifestare contro i militari e chiedere il ripristino della democrazia e dei servizi più essenziali, a cominciare dalla comunicazione. Sono numerosi i rapporti di osservatori neutrali che hanno descritto la situazione in tutto il Myanmar come “estremamente preoccupante”. Ogni giorno, di fatto, la connessione  Internet si interrompe. Per, secondo le fonti governativo – “impedire la diffusione di fake news che potrebbero destabilizzare la tranquillità del paese”.

Di fatto, in tutta la Birmania, è fatto divieto di postare foto o post che possano in qualche modo illustrare la situazione di tensione che si è scatenata in tutte le grandi città. Gli scatti provengono, tra mille precauzioni, dai pochi giornalisti ancora all’interno del paese e che non sono stati arrestati o espulsi.

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Altre due vittime

Gli scontri di ieri sono stati particolarmente violenti: la manifestazione da parte degli abitanti di Rangoon e della capitale Naypyidaw era iniziata pacificamente e senza tensioni. Protagoniste, ancora una volta, le pentole, con le quali i disobbedienti fanno un gran baccano nel tentativo di risvegliare la coscienza di tutto il resto del paese. In piazza, soprattutto, studenti e insegnanti, ma anche operai.

Più scostante la reazione di chi è in qualche modo coinvolto con le forze al governo. Si tratta di familiari di militari o di funzionari politici. La situazione resta comunque molto tesa. Il bilancio delle vittime, purtroppo, si è notevolmente aggravato.

Dopo la notizia del decesso di una donna colpita alla testa da un proiettile sparato da un militare alcuni giorni fa, ieri si sono registrati altri due morti. Uno dei quali minorenne.

Gli scontri più violenti sono avvenuti a Mandalay, in un cantiere navale bloccato da uno sciopero. Gli operai si erano rifiutati di tornare al lavoro e la polizia si è presentata in massa per disperdere la protesta in un’azione degenerata con alcune cariche e le esplosioni di colpi di fucile che hanno lasciato a terra le due persone decedute.

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Protesta ufficiale dell’ONU

Sul clima che si sta generando in Birmania ha reagito con grande preoccupazione l’ONU il cui segretario generale, Antonio Guterres, è intervenuto con una nota scritta condannando l’uso di forza letale da parte dei militari al governo. Si tratta di un clima di intimidazione e di violenza assolutamente inaccettabile ha scritto in un tweet il segretario generale delle Nazioni Unite che ha fatto appello a tutti i partiti per rispettare i risultati delle lezioni e torno democrazia e civiltà.

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