Matrimoni gay, il Giappone contro il Vaticano: “Non vanno vietati”

Un giudice della Corte distrettuale della regione di Sapporo si è schierato in favore dei matrimoni gay. Alla base di queste sentenza c’è una class action di 16 coppie di sposi, entrata in azione in quattro diversi tribunali del Giappone.

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Matrimoni gay secondo la Costituzione – meteoweek.com

Una sentenza dal sapore storico e di rivincita arriva in merito alla celebrazione dei matrimoni gay. Nelle scorse ore avevano destato scalpore le notizie giunte dal Vaticano, in merito al divieto di benedizione delle coppie omosessuali all’interno delle chiese. Lo scalpore era relativo soprattutto al fatto che in passato papa Francesco aveva espresso favore – e in un certo senso anche inclusione – nei confronti delle unioni tra persone dello stesso sesso. Ma quasi a voler osteggiare la posizione assunta dalla Santa Sede, arriva oggni una sentenza direttamente dal Giappone.

Il giudice della Corte distrettuale della regione di Sapporo, infatti, ha emesso una sentenza che va in contrapposizione con quella del Vaticano. Secondo la corte, infatti, il mancato riconoscimento di un’unione legale tra due persone dello stesso sesso va contro i diritti garantiti dalla Costituzione giapponese. Dunque la negazione e il divieto di celebrare e ufficializzare matrimoni gay è considerato anticostituzionale. Si tratta come scritto pocanzi di una sentenza storica, che arriva da un Paese che storicamente non ha quasi mai appoggiato questo genere di unioni civili.

La sentenza della Corte distrettuale della regione di Sapporo è arrivata in seguito a una class action avviata due anni fa. I protagonisti di questa mossa sono i componenti di 16 coppie omosessuali, che nel giorno di San Valentino del 2019 avevano presentato l’azione legale presso i tribunali di Tokyo, Osaka, Nagoya e per l’appunto Sapporo. Nel settembre dello stesso anno, l’azione legale è approdata presso un altro tribunale, quello di Fukuoka. E a circa due anni di distanza, i protagonisti di questa class action sono riusciti ad avere ciò che gli spettava secondo la Costituzione.

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Il Giappone, fino a questo momento, era l’unico Paese membro del G7 a non riconoscere i matrimoni gay. Dunque prende ancor più valore questa sentenza dal sapore rivoluzionario e di rivalsa per le cosiddetta coppie di fatto. Il giudice della Corte distrettuale di Sapporo non ha accordato il risarcimento pari a un milione di yen (circa 7.700 euro) per ogni querelante per i danni psicologici e morali causati dal divieto di non potersi sposare come ogni coppia eterosessuale. Nel frattempo, però, la Costituzione stabilisce che “il matrimonio può avvenire solo con il mutuo consenso di entrambi i sessi“.

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Secondo gli esperti legali, inoltre, il diritto civile di un Paese non concilia il presupposto di un’unione tra due persone dello stesso sesso, ma allo stesso tempo non la abolisce. In ogni caso il Giappone è sempre stato un Paese tolleramente verso l’omosessualità, tanto che i primi casi documentati risalgono all’epoca dei samurai nell’era feudale. Verso la fine del 19esimo secolo, però, il Paese iniziò ad adottare pregiudizi e comportamenti che osteggiavano la presenza di coppie gay. Ora, però, la sentenza che arriva da Sapporo potrebbe cambiare tutto.

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