Afghanistan: chi sono i Talebani e come si finanziano

I Talebani hanno occupato il palazzo presidenziale di Kabul dopo un’avanzata fulminea. Tornano al potere dopo vent’anni: da chi è formato questo gruppo e come ottengono le risorse per finanziare la loro battaglia?

 

L’Afghanistan è in mano ai Talebani, un’altra volta. Domenica il gruppo radicale islamista è entrato a Kabul senza incontrare alcuna resistenza, poco prima il presidente Ashraf Ghani fuggiva in Tajikistan nonostante le promesse di resistenza. Mentre gli ultimi aerei cargo militari americani si rendevano protagonisti di una fuga rocambolesca, i talebani tenevano la loro prima conferenza stampa al palazzo presidenziale trasmessa in esclusiva da Al Jazeera. Ma chi sono i Talebani e soprattutto come si finanziano? Quando nell’ ottobre del 2001 gli Stati Uniti decisero di intervenire in Afganistan in seguito agli attentati di New York e Washington compiuti da Al-Qaida, gruppo terroristico protetto e sostenuto dal regime dei talebani che stava governando l’Afghanistan dal 1996. Il gruppo  islamista venne formato nel 1994 nella città di Kandahar, in Afghanistan, dal mullah Mohammed Omar che aveva combattuto tra le fila dei mujaheddin nella guerra contro i sovietici dal 1978 al 1989. La maggioranza di questo gruppo proviene da tribù di etnia pashtun e il nucleo originario era formato da circa 50 studenti che aveva studiato nelle madrasse, le scuole coraniche pakistane (da cui il nome talebani, che significa “studenti” pashtu, la seconda lingua più parlata nel Paese). L’obbiettivo dichiarato era quello di riportare la pace e la sicurezza dopo il ritiro dei sovietici e quello di instaurare la Sharia, la legge islamica.

Come si finanziano?

L’Afghanistan è il più grande esportatore di oppio al mondo: parliamo di circa l’80% delle forniture globali di oppio ed eroina che rappresentano  la fonte della maggior parte dei finanziamenti per i talebani. Cesar Gudes, capo dell’ufficio di Kabul delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), ha dichiarato a Reuters: “I talebani hanno contato sul commercio di oppio afghano come una delle loro principali fonti di reddito. Una maggiore produzione porta droghe con un prezzo più economico e allettante, e quindi maggiore accessibilità”. Eppure i talebani avevano vietato la coltivazione del papavero nel 2000 mentre cercavano la legittimità internazionale, subendo però il contraccolpo del dissenso popolare in seguito alla reazione degli agricoltori rurali. Questo ha fatto sì che la loro posizione si sia molto ammorbidita negli anni nei confronti della produzione di oppio nonostante sia formalmente contrario ai loro principi religiosi.

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Secondo l’UNODC, in tre degli ultimi quattro anni si sono registrati tra i più più alti livelli di produzione di oppio dell’Afghanistan. Anche se la pandemia di COVID-19 infuriava, la coltivazione del papavero è aumentata del 37% l’anno scorso, secondo quanto riportato a maggio. Il massimo storico stimato per la produzione di oppio è stato fissato nel 2017 a 9.900 tonnellate per un valore di circa 1,4 miliardi di dollari di vendite da parte degli agricoltori, circa il 7% del PIL dell’Afghanistan, secondo l’UNODC. Gli esperti ritengono che il gruppo dei talebani insieme ai funzionari pubblici sia coinvolto nel traffico di droga da molto tempo, ma ci sono opinioni diverse su quanto denaro sia effettivamente generato dalla droga. Un rapporto confidenziale compilato dalla NATO e successivamente trapelato a Radio Free Europe ha mostrato che i talebani ricavato denaro  anche da attività minerarie, immobiliari e benefattori regionali non identificati.

 

Nelle aree del Paese che controllano, i talebani applicano anche una forma di tassazione, nota come “Ushr”, di circa il 10% sul raccolto e del 2,5% sulla ricchezza. Ulteriori tasse sarebbero imposte anche ai contrabbandieri per le spedizioni dirette in Africa, Europa, Canada, Russia, Medio Oriente e altre parti dell’Asia. Secondo un rapporto SIGAR del 2018, Washington ha speso circa 8,6 miliardi di dollari tra il 2002 e il 2017 per soffocare il traffico di droga in Afghanistan al fine di negare i fondi talebani. Oltre all’eradicazione del papavero, gli Stati Uniti e gli alleati hanno appoggiato raid di divieto e programmi di colture alternative, attacchi aerei su sospetti laboratori di eroina e altre misure. Questi sforzi “non hanno avuto molto successo”, ha detto a Reuters il generale in pensione dell’esercito americano Joseph Votel, che ha guidato il comando centrale degli Stati Uniti dal 2016 al 2019. Secondo alcune fonti uno dei sistemi di propaganda antigovernativa più efficace è stato quello di alimentare la rabbia contro il governo di Kabul e i suoi sostenitori stranieri tra agricoltori e lavoratori che dipendono dalla produzione di oppio per sfamare le loro famiglie.

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Chi li arma?

Il principale canale di approvvigionamento di armi dei talebani, ad oggi, è il governo afghano: le milizie islamiste, infatti, man mano che avanzavano e conquistavano province, si sono appopriate di molte delle armi che gli Stati Uniti avevano fornito all’esercito e alle forze di polizia in questi venti anni di occupazione. Robert Crews, un esperto di Afghanistan presso la Stanford University, ha dichiarato al Washington Post: “Una delle prime mosse che i talebani hanno fatto quando sono entrati in un nuovo territorio è quella di andare in un quartier generale del governo, arrestare o uccidere i leader, aprire le carceri e poi andare nelle basi del governo e sequestrare le armi”. I gruppi hanno anche armi ed equipaggiamento donati da gruppi o stati che sono in qualche modo solidali con la loro causa, Qatar e Pakistan su tutti. Gli Stati Uniti in precedenza avevano accusato la Russia di sostenere e fornire armi ai talebani nel 2018. In un’intervista con la BBC, il generale John Nicholson ha affermato che le armi venivano contrabbandate attraverso il confine dal vicino Tagikistan. Il generale ha specificato: “Ci hanno portato armi in questo quartier generale e ci sono state date dai leader afghani e [loro] hanno detto: questo è stato dato dai russi ai talebani“. Sia la Russia che i talebani hanno negato le affermazioni degli Stati Uniti.

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