Allarme reality shifting: sui social ti fa vivere la tua vita ideale, ma è pericoloso

Sta dilagando sui social network una tecnica chiamata “reality shifting”.

Chi la pratica, giura di riuscire a vivere in una realtà immaginaria percepita come assolutamente reale. Qualcosa di simile ad un sogno lucido, ma attivabile a comando e con un grado di dettaglio e di realismo impressionanti. Sui social ci sono gruppi e tutorial che spiegano per filo e per segno come entrare in questa realtà immaginaria, ma incredibilmente vera. Lo scopo è quello di fuggire per un po’ dalla realtà, rifugiandosi in un mondo perfetto. Un mondo nel quale la propria vita è esattamente come la si desidera: non esistono i problemi e tutto è fantastico. Questo mondo immaginario viene descritto sui social come una vera e propria dimensione di libertà. Non a caso molti lo usano per vivere all’interno delle proprie serie TV preferite. Sui social i ragazzi possono apprendere con grande chiarezza e dovizia di particolari come vivere questa specie di viaggio astrale, che li porta nei loro mondi immaginari preferiti. Poi si divertono a raccontarsi l’un l’altro che cosa è successo durante questi viaggi della psiche.

Ragazzi lasciati da soli a cercare la felicità

Ma i medici mettono in guardia: queste pratiche possono essere pericolose ed alienanti. Sono pratiche che hanno un impatto sulla psiche e che andrebbero portate avanti sotto la supervisione o il consiglio di personale qualificato. Ma ovviamente questi moniti cascano completamente nel vuoto ed anzi su TikTok e su YouTube si radunano vere e proprie comunità di appassionati di Harry Potter che finalmente con questa pratica del reality shifting possono vivere a contatto coi loro eroi preferiti. Ma c’è chi va oltre e sostiene che grazie al reality shifting la realtà virtuale vissuta come reale ad un certo punto, come per magia, si tramuti proprio in realtà. Insomma un altro inedito utilizzo dei social sul quale si farebbe bene a prestare la dovuta attenzione. Perché ragazzi magari con delle fragilità sono lasciati liberi di essere indottrinati su pratiche psicologicamente ambigue e potenzialmente nocive?

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Rileviamo con rammarico che non si parla quasi per nulla di questi fenomeni ed invece sarebbe giusto che se ne parlasse, se ne discutesse e non si lasciassero da soli i ragazzi con i loro fantasmi con le loro solitudini e con improvvisati cattivi maestri.

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Ogni occasione di socialità e di scambio può essere positiva e non va stigmatizzata per principio, ma quando ci sono di mezzo la salute e l’equilibrio dei più giovani, sarebbe bene fare le cose con maggiore consapevolezza.

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