Mafia, maxi blitz dei Carabinieri sgomina cosca: 81 gli arresti

Questa mattina operazione in grande stile dei militari dell’Arma: decapitato clan mafioso in provincia di Messina.

Stamattina all’alba una maxi operazione ha portato a 81 arresti a Messina. Gli arresti sono stati eseguiti dai Carabinieri di Messina che hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP del locale Tribunale,  su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Messina, nell’ambito dell’operazione volta a smantellare la cosca mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto. I militari dell’Arma hanno notificato anche cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Secondo le risultanze emerse dall’inchiesta coordinata dal Procuratore di Messina, Maurizio de Lucia, un variegato numero di imprenditori era costretto a pagare il pizzo alla cosca barcellonese. E non solo: le indagini hanno portato alla luce anche un consistente di traffico di droga. Sono tuttora in corso perquisizioni su tutto il territorio di Messina.

Una maxi operazione portata avanti da mesi

Carmelo Vito Foti e Mariano, due dei membri del triumvirato dei barcellonesi – Meteoweek

Il GIP ha individuato pesanti indizi di colpevolezza – a vario titolo – relativi ai delitti di associazione di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico mafioso, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto illegale di armi, incendio, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini culminate nella maxi operazione di oggi sono il risultato di una più ampia, progressiva e strutturata strategia – avviata nel 2018 sotto il coordinamento della Procura Distrettuale di Messina – che mira a disarticolare la struttura operativa del clan mafioso “dei barcellonesi”, famiglia storicamente radicata nel comune di Barcellona Pozzo di Gotto e in grado di esercitare una sistematica e capillare opera di infiltrazione all’interno di imprese attive nel campo dell’economia legale, sia nel settore ortofrutticolo (acquistando imprese da intestare a prestanome e con le quali poi imporre, secondo il tipico metodo mafioso, la fornitura dei prodotti), sia nel business dei locali notturni e ricreativi del litorale tirrenico nella zona di Milazzo dove – oltre a imporre i servizi di sicurezza facendo ricorso a coercizione e intimidazione,  tra cui l’incendio doloso di una sala ricevimenti posseduta da imprenditori concorrenti – l’organizzazione è spesso intervenuta per condizionare negativamente le attività imprenditoriali della concorrenza.

Un triumvirato a capo della cosca barcellonese

Dopo il declino degli storici capi mafiosi, tutti incarcerati da tempo in regime di “41 bis”, nel barcellonese Cosa nostra si è riorganizzata attorno a un triumvirato mafioso composto da Carmelo Vito Foti, Ottavio Imbesi e Mariano Foti. Per raccordarsi, i componenti del direttorio mafioso si avvalevano di un messaggero (Rosario De Pasquale), senza mai usare cellulari o mali per comunicare: solo le classiche e tradizionali “imbasciate” porta a porta.

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Una macchina ben oliata capace – nonostante la morte di due membri del direttorio durante le indagini, cioè Imbesi e De Pasquale, subito sostituiti –  di praticare estorsioni a ciclo continuo a danno del mondo del divertimento, dei locali notturni, del mercato ortofrutticolo, tra i commercianti e gli imprenditori. Oltre a queste attività la cosca stipulava anche accordi con la politica per “portare” questo o quell’altro candidato alle elezioni, gestiva bische clandestine., trafficava nel campo della droga e delle armi con gli altro “cugini” messinesi. E infine si era infiltrata anche nel settore del rifacimento dei palazzi di Barcellona per intascare l’ormai famigerato Superbonus e chiedere poi il contributo agli “amici”.

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Un attivismo, quello della cosca barcellonese, stimolato dalla spasmodica ricerca di fondi per mantenere gli affiliati nel loro via vai fuori e dentro dal carcere, attraverso il pizzo e il coinvolgimento nel giro della prostituzione. Ma la riorganizzazione è stata ancora una volta  troncata dall’azione della Procura antimafia di Messina retta da Maurizio de Lucia e dai carabinieri con tre indagini distinte condotte per mesi, grazie allo sforzo e all’impegno del procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dei sostituti della Distrettuale antimafia Fabrizio Monaco e Antonella Fradà.

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