Turista americana denuncia: “Io, violentata dal padrone della stanza affittata in internet”

Una giovane turista americana denuncia il padrone di una stanza affittata su Airbnb: avrebbe abusato di lei nel 2019.

Avrebbe confidato la violenza alla migliore amica e alla madre. Ma lui nega tutto.

Il fatto denunciato dalla turista americana, oggi 28enne, è accaduto tre anni quando lei, che aveva appena compiuto 25 anni, era atterrata in Italia, all’aeroporto di Orio, dalla Grecia. Era il 15 aprile 2019. Il giorno dopo sarebbe ripartita per Berna. Per passare la notte la ragazza aveva affittato su Airbnb una stanza in città a Bergamo, in via San Bernardino alta.

La sera aveva cenato assieme al padrone della stanza, un 61enne di origini peruviane. Avevano mangiato in pizzeria in piazza Pontida, dove avevano bevuto parecchio.  La serata era proseguita in un locale, bevendo ancora, ma non così tanto da sentirsi male come invece era stata, tra ristorante e bar, sostiene la giovane donna.

La testimonianza della migliore amica

Una volta rientrati a casa, secondo la 28enne il padrone della stanza si sarebbe abbassato i pantaloni per poi abusare di lei. Così aveva detto nell’incidente probatorio davanti al gip a Bergamo, la stessa cosa ha ribadito – aggiungendo qualche dettaglio – davanti al pm. Con lei c’è la sua migliore amica, seduta al banco dei testimoni, giunta da Berlino (dove fa la babysitter) pe rispondere alle domande del magistrato.

Il pm ha voluto sapere della telefonata ricevuta la notte del 16 aprile 2019, quando la sua amica la chiamò in lacrime raccontandole cosa le era successo.  «Piangeva così tanto che era difficile capirla — ricorda l’amica —. Le dissi di calmarsi, di prendersi il tempo necessario. Mi raccontò, poi, che era andata a cena con il padrone della stanza che aveva affittato su Airbnb, che neanche avrebbe voluto uscirci. L’aveva fatto per gentilezza, per non farlo rimanere male. Una volta rientrati, disse che lui l’aveva violentata in cucina».

Sentita anche la madre della ragazza, arrivata dal North Carolina, che ha ribadito essenzialmente quanto raccontato dall’amica: la mattina dopo la figlia si sarebbe sfogata al telefono con lei per due ore e mezza, raccontandole della violenza subita.

Ma l’imputato si difende

Ma l’imputato – peraltro mediatore culturale e per un certo tempo membro del Tavolo per le pari opportunità in Provincia – nega tutto. Per lui ci furono solo baci e carezze, e la ragazza era consenziente. Ad ogni modo non si sarebbero spinti oltre le effusioni. L’uomo parlerà nella prossima udienza, prevista per il 27 ottobre, quando ci sarà anche la testimonianza, richiesta dalla difesa, del medico di base del 61enne peruviano che dovrebbe spiegare i problemi fisici che avrebbero comunque impedito all’uomo di consumare un rapporto sessuale completo.

Anche il terzo testimone arriva dagli Usa: è il dipendente della catena Airbnb (del tutto estranea alla vicenda) col quale Anna si scrisse nei mesi successivi. Il legale del 61enne accusato di violenza sessuale ha prodotto la corrispondenza tra la giovane americana e il dipendente di Airbnb. A suo giudizio contiene elementi e contraddizioni che potrebbero favorire il suo assistito. A partire da alcune espressioni usate dalla ragazza nella sua denuncia, dove scrisse di «physical/sexual avances». Se si fosse trattato di semplici «avances», per la difesa questo smentirebbe le accuse al mediatore culturale originario del Perù.

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