Ucraina, papa Francesco condanna la brutalità dell’invasione. E il Cremlino lo attacca

Papa Francesco ha duramente criticato la crudeltà delle truppe russe in Ucraina, soprattutto da parte dei ceceni.

Le sue parole – coerenti con la linea adottata fin dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev – hanno suscitato la dura reazione del Cremlino. Adesso lo spazio per la mediazione rischia di farsi sempre più esiguo.

Non c’è pace – letteralmente – per il povero papa Francesco. Che giustamente fa quello che hanno fatto i suoi predecessori: cerca di lavorare per la pace senza partigianerie, consapevole che a rimetterci, nello scontro tra “imperialismi in conflitto”, come ha detto ai gesuiti in Kazakistan, è prima di tutto la popolazione civile, la parte più debole e a rischio della società.

Ma il rischio, sempre in agguato per i costruttori di pace, è quello di finire per prendersela da entrambi i contendenti, a seconda delle circostanze. Costruire la pace, come ha detto lo stesso Francesco, porta sempre a non stare in pace. Cioè è un esercizio sconsigliato a chi bada solo a non avere problemi e ricerca la tranquillità a ogni costo.

Così se a maggio fa il papa si era preso del “filoputiniano” per aver detto cose sgradite alle orecchie occidentali sull’”abbaiare della Nato alle porte della Russia”, adesso rischia di prendersi del “filoccidentale” proprio dai russi.

Le parole di Francesco contro la crudeltà delle truppe russe

Il Cremlino non ha sicuramente gradito infatti le parole di Francesco nell’intervista rilasciata alla rivista “America” (sempre dei gesuiti), dove il papa ha condannato la crudeltà dell’aggressione all’Ucraina e le azioni delle truppe che operano agli ordini di Mosca. “Quando parlo dell’Ucraina, parlo di un popolo martirizzato”, ha detto Francesco. “Se hai un popolo martirizzato, hai qualcuno che lo martirizza. Quando parlo dell’Ucraina, parlo della crudeltà perché ho molte informazioni sulla crudeltà delle truppe che entrano. In genere, i più crudeli sono forse quelli che sono della Russia ma non sono della tradizione russa, come i ceceni, i Buriati e così via. Certamente, chi invade è lo stato russo. Questo è molto chiaro”.

Da diverso tempo Francesco non perde occasione per ricordare e chiedere preghiere per la “martoriata Ucraina”, sottolineando anche l’anniversario dello sterminio sovietico – e dunque russo – dei kulaki che gli ucraini ricordano come Holodomor, lo sterminio per fame voluto da Stalin.

Attacchi hacker e diplomatici

Tanto è bastato non solo per far partire degli attacchi hacker – dalla tempistica sospetta – al sito del Vaticano e dell’Osservatore Romano, come era capitato la scorsa settimana ai danni del Parlamento europeo dopo l’approvazione della risoluzione che definiva la Russia “stato sponsor del terrorismo”.

A reagire alle parole del Papa, poche ore dopo, è stata la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: “Questa non è più russofobia, ma una perversione, non so nemmeno a che livello. Negli anni Novanta e nei primi anni 2000, ci è stato detto esattamente il contrario, che i russi, gli slavi torturano i popoli del Caucaso, e ora ci viene detto che sono i popoli del Caucaso che torturano i russi. Devono essere pervertiti della verità”.

Kadyrov la butta sul religioso…

Parole giù molte dure. Ma a rincarare la dose, se possibile, è stato il leader ceceno Ramsan Kadyrov, direttamente tirato in causa dalle parole di Francesco. “Il capo del Vaticano è semplicemente una vittima della propaganda e dell’insistenza dei media stranieri”, ha scritto su Telegram, “il Papa ha definito i ceceni i più brutali dell’esercito russo. Potrei ricordarvi con disprezzo l’Inquisizione, le Crociate. È vergognoso che una personalità religiosa di fama mondiale non conosca l’atteggiamento dei musulmani nei confronti del loro nemico”.

Come se le brutalità delle truppe cecene fossero cosa sconosciuta… Kadyrov, ha notato qualcuno, è stato il primo a buttarla sul piano religioso, con una specie di rivendicazione identitaria che riapre quella frattura tra Islam e cristianesimo che Francesco, dall’inizio del suo pontificato, tenta con molta fatica di chiudere.

… e anche Lavrov

Infine è arrivata la protesta formale dell’ambasciatore russo presso il Vaticano, Alexander Avdeev, per le parole di Francesco.

In ultimo è arrivato anche il ministro degli Esteri russo. Sergei Lavrov, che ha bollato come “non cristiane” le parole del pontefice. “Papa Francesco chiede negoziati, ma recentemente ha anche fatto una dichiarazione incomprensibile, per niente cristiana, individuando in due nazionalità della Federazione russa una categoria da cui ci si possono aspettare atrocità durante le ostilità”

Una questione che in men che non si dica è diventata diplomatica. E che rischia di chiudere, chissà per quanto tempo ancora, gli spazi già ristretti per una mediazione in Ucraina.

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