Si cuce la bocca col filo spinato, la polizia glielo strappa

Un gesto di protesta per denunciare la disperazione del centro migranti di Milano ed evitare il rimpatrio. Secondo un comitato promigranti, alcuni agenti avrebbero cercato di togliergli il metallo dalle labbra con la forza. 

La sua era una protesta contro i rimpatri dei migranti, un gesto fortissimo che si è concluso un atto altrettanto violento delle forze dell’ordine. Un uomo, un cittadino tunisino rinchiuso nel Cpr di Milano in via Corelli, si è cucito del fino spinato sulla bocca per poi essere immobilizzato e gettato a terra da alcuni agenti della polizia di Stato.

Come se non bastasse, pare che la polizia si sia accanita su di lei tentando di strappargli via il ferro dalle labbra. Ci sono delle immagini di questo momento che sono al vaglio degli inquirenti, un video non chiarissimo e con un audio ancora meno certo su quanto sia realmente accaduto.

IL CPR DI MILANO

L’uomo voleva protestare per le condizioni in cui si trova insieme agli altri “ospiti” del centro. “Il CPR di Milano, come tutti gli altri, è un luogo di tortura, fisica e psicologica. Non lo si può nascondere, davanti a queste immagini e alle innumerevoli prove raccolte” affermano alcuni esponenti del comitato Mai più Lager NO ai CPR che hanno postato il video sulla loro pagina Instagram.

Nel video che pubblichiamo, risalente a pochi giorni fa – si legge nel testo che accompagna le immagini -, un gruppo di agenti, dopo aver prelevato dalla cella un ragazzo tunisino con la forza per rimpatriarlo, lo hanno immobilizzato almeno in sei o più, a terra nel corridoio, per strappargli con le loro stesse mani il filo di ferro con il quale si era cucito le labbra per protesta (ci hanno chiesto di non svelare come se lo procurano), avendo intuito che il suo turno era ormai prossimo. Non potendolo imbarcare così, si è pensato bene di procedere con un terrificante “fai da te” anziché portare il ragazzo in infermeria e far svolgere il compito ad un dottore (se mai ce n’era in sede uno) per quindi farlo medicare prima del viaggio”.

“Si sentono, nel video, le urla (a bocca chiusa) mentre il filo viene strappato e, probabilmente uno dei responsabili, esortando un agente, intima “toglila! toglila!“. Le gambe si dimenano tanto, che l’agente che le sta mantenendo fisse al suolo per non farlo scalciare, fa un balzo all’indietro. Dopo la macabra operazione, alla quale i compagni hanno dovuto assistere impotenti dalle celle, il ragazzo è stato rimpatriato, lasciando qui la moglie e il figlio di una decina d’anni, ora disperati quanto lui“.

LE PROTESTE DEL CENTRO

A quanto pare questo non è il solo gesto di disperazione che le persone presenti nel centro hanno inscenato. “Alcuni giorni fa, una persona ha ingerito le pile del telecomando per non essere deportata, ed è stata ricoverata per i forti dolori, essendosi aperta nello stomaco una delle batterie. E’ stata dimessa e fatta rientrare in centro con ancora una nell’intestino” scrivono ancora dal comitato Mai più Lager NO ai CPR. “Le distorsioni e fratture di arti ogni settimana non si contano, i tagli da autolesionismo pure. Continuano le deportazioni notturne a sorpresa, con colluttazionidizia mai visti prima, con i piccioni che rovistano nei resti di cibo anche in sala mensa. Lo stato dei bagni è ignobile” concludono.

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