Caso Hasib Omerovic, arrestato poliziotto: è accusato di tortura

Il disabile precipitato della finestra di casa lo scorso luglio sarebbe caduto nel tentativo di sfuggire alle violenze di un agente.

Lo ha raccontato uno dei funzionari di polizia intervenuti quel giorno assieme ad altri colleghi.

«Che te frega se more?». Questa fu la risposta che avrebbe ricevuto l’agente Fabrizio Ferrari, sconvolto per il volo di Hasib Omerovic, il sordomuto precipitato dalla finestra del suo appartamento di Primavalle, poi finito in coma all’ospedale.

A dargli quella risposta agghiacciante, al rientro in ufficio. sarebbe stato l’assistente capo Andrea Pellegrini, adesso sotto accusa per tortura per quei fatti accaduti lo scorso 25 luglio. Quel giorno i due funzionari di polizia si presentarono a casa di Omerovic assieme a un’altra pattuglia di due agenti. Erano intervenuti dopo le segnalazioni – giunte attraverso Facebook – delle presunte molestie sessuali del 36enne. Dopo aver suonato raccontarono di aver sentito «urla e un frastuono provenire dall’interno». Dopodiché Hasib, sarebbe venuto ad aprire. È a quel punto, dopo essere entrati, che Ferrari racconta di aver visto «Pellegrini scagliarsi improvvisamente contro Omerovic, colpendolo con due schiaffi tra il collo e il volto che lasciavano attonito Hasib, e con fare alterato gli diceva frasi del tipo “non ti azzardare più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina”».

Minacce e schiaffi al disabile

Il racconto di quello che segue, riportato dal Corriere della Sera, parla di un crescendo di azioni al termine del quale Omerovic volerà dalla finestra. Prima Ferrari e uno degli altri poliziotti cercano di tranquillizzare il 36enne chiedendogli i documenti. Ma Pellegrini fa ritorno con un coltello da cucina trovato in sala su un tavolo e gli urla contro: «Che ci fai con questo?».

Omerovic, sordomuto, cerca di rispondere a gesti mentre l’assistente capo continua ad andare su e giù per l’appartamento e sfonda a calci una porta sbarrata. Poi porta dentro Hasib e, sempre secondo il racconto di Ferrari, lo fa sedere. Dopo strappa il filo della corrente di un ventilatore, col chiaro intento di legarlo. Ferrari lo intuisce e cerca di dissuadere l’assistente capo. Che lo rassicura di non voler fare niente. Salvo avvicinarsi di nuovo a Omerovic, legandogli le mani col filo del corrente. In mano ha il coltello trovato poco prima sul tavolo. E grida: «Se lo rifai te lo ficco nel cu.. ».

La caduta nel vuoto

A quel punto Ferrari se ne va dalla collega rimasta nell’altra stanza. Ma mentre esce racconta di aver sentito il rumore di un altro schiaffo e Pellegrini che urla più volte: «Non lo fare mai più». Dopo l’assistente capo torna con Ferrari e gli altri agenti. E mentre tutti si trovano con la sorella di Omerovic si accorgono del rumore di una tapparella che si alza veloce.  Ferrari corre verso la stanza, giusto in tempo per vedere Hasib scavalcare il davanzale della finestra e cadere nel vuoto. «Con ogni probabilità aveva perso l’equilibrio… Ho avuto l’impressione che Omerovic non volesse buttarsi di sotto, ma volesse scappare», racconta l’agente.

Ma dalla relazione di servizio – scritta da Pellegrini, racconta sempre Ferrari – sarebbe emersa ben altra ricostruzione. «È successo che ci ha aperto la porta la sorella, abbiamo visto che presentava dei segni sul volto e abbiamo pensato che anche lei fosse vittima delle violenze del fratello. Una volta che eravamo giù nel cortile la persona si è buttata dalla finestra».

Per la Procura si tratta di una ricostruzione falsa. E così dopo il racconto di Ferrari – che ha detto di aver firmato la relazione per timore delle reazioni dell’assistente capo – e i risconti (le foto che documentavano i segni del cavo elettrico ai polsi di Omerovic) il giudice ha ordinato l’arresto di Pellegrini.

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