Il Governo scarica Autostrade: “Troppo impopolare fare marcia indietro”

Il governo ha deciso di lasciare inidetro la trattativa con Atlantia, affidando al decreto Milleproroghe il compito di escludere una possibile mediazione. “E’ troppo tardi anche per ricercare altre soluzioni viste le gravi inadempienze legate al crollo del Ponte Morandi”. 

 

Il governo snobba Autostrade e decide di lasciare in sospeso una possibile mediazione con Atlantia. Tempo scaduto, dunque. O quasi. L’esecutivo ha deciso di lasciare nel limbo la trattativa con Atlantia e si affida al decreto Milleproroghe per il compito di far morire lentamente una possibile mediazione. Dunque la revoca delle concessioni è sempre più vicina. Le norme approvate dalla Camera non solo consentono di togliere più facilmente la concessione ad Autostrade per l’Italia per trasferirla all’Anas, ma riducono anche la possibile penale a circa 6 miliardi. Il via libera definitivo del Senato arriverà a fine mese. Difficile ad oggi credere a ripensamenti: modifiche in extremis, come chiesto dal gruppo privato, sono ormai impossibili da attuare.

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Il dossier sulla revoca ormai “è definito e non esistono spazi di manovra. Troppo impopolare fare marcia indietro – sostengono fonti di governo vicine al Pd – e troppo tardi anche per ricercare altre soluzioni viste le gravi inadempienze legate al crollo del Ponte Morandi”. Eppure Atlantia ha cercato in ogni modo di convincere il governo. Dopo aver tolto la fiducia all’ad Giovanni Castellucci e cambiato il management, aveva offerto un sostanzioso aumento degli investimenti in manutenzione e controlli, un cambio di passo nell’organizzazione interna, la disponibilità ad abbassare i pedaggi in maniera strutturale ma compatibile con i piani finanziari, più risorse da dedicare a Genova e controlli a tappeto su tutta la rete. E la vendita stessa di Autostrade. Ma è stato tutto inutile, perché anche da Palazzo Chigi i segnali di pace tanto attesi non sono mai arrivati.

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Per ora non è semplice ipotizzare quando verrà scritta la parola fine. Il governo è convinto di dimostrare le «gravissime inadempienze», “i ritardi colpevoli nelle manutenzioni», «le responsabilità della società nei controlli”, il gruppo privato si difende affermando che non c’è ancora una sentenza passata in giudicato, né prove concrete sulle cause del terribile crollo del viadotto che ha provocato 43 vittime.

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