Mohammad Rasoulof | perché il vincitore dell’Orso d’oro rischia il carcere

Il regista iraniano Mohammad Rasoulof, vincitore dell’Orso d’oro alla Berlinale 2020 con il suo ultimo film There Is No Evil, rischia il carcere per via della sua attività d’artista. Al regime infatti non vanno giù le dure critiche veicolate attraverso le sue opere.

È ormai una mobilitazione mondiale quella nei confronti del regista iraniano Mohammad Rasoulof, il cui ultimo film, There Is No Evil, ha conquistato l’Orso doro alla Berlinale 2020. Il regista infatti rischia il carcere per via delle sue opere, molto critiche nei confronti del regime totalitario che governa il Paese.

Le accuse contro Mohammad Rasoulof

Lo Special Prosecutor’s Office for Offenses Relating to Media and Culture aveva già comunicato al regista Mohammad Rasoulof il rischio di finire un anno in carcere. Il 23 luglio 2019, infatti, la Corte rivoluzionaria dell’Iran (che si occupa di perseguire determinate categorie di reati, tra cui reati contro la sicurezza nazionale, narcotici, contrabbando e qualsiasi atto che si considera potenzialmente lesivo per la Repubblica islamica) aveva già condannato il cineasta a un anno di carcere e a due anni di astensione obbligatoria dal lavoro per “propaganda contro il governo”. A Rasoulof era stato inoltre imposto il divieto di partecipare ad attività politiche e di lasciare il Paese per due anni. Per questo, infatti, Rasoulof non è potuto essere presente al Festival di Berlino.

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La vittoria a Berlino

Tramite una videochiamata alla figlia Baran, che ha ritirato il premio per lui insieme al cast del film, il regista iraniano è riuscito a ringraziare personalmente la giuria della Berlinale, veicolando allo stesso tempo un importante messaggio sulla grande questione della responsabilità individuale: “Il mio film è contro chi fugge ai compiti imposti dal regime e si assume la responsabilità delle proprie azioni”, ha dichiarato Rasoulof. “Minacciarmi di mandarmi in prigione rivela solo un frammento dell’intolleranza e della rabbia caratteristiche delle risposte del regime iraniano alle critiche. Molti attivisti culturali sono in carcere per aver criticato il governo. L’incontrollabile diffusione del Coronavirus nelle prigioni iraniane mette a rischio le loro vite. Queste condizioni richiedono una risposta immediata dalla comunità internazionale”, si legge adesso in un comunicato stampa firmato dallo stesso Mohammad Rasoulof.

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La difesa di Wim Wenders

Tra le varie personalità del mondo del cinema che hanno fermamente protestato contro l’incarcerazione del cineasta, c’è anche Wim Wenders, che ha utilizzato il suo ruolo di Presidente della European Film Academy, per dare voce alla problematica che coinvolge il suo collega iraniano. “Il nostro collega Mohammad Rasoulof è un artista che svela una realtà di cui sappiamo poco”, ha dichiarato Wenders. “Il suo film premiato con l’Orso d’oro, There Is No Evil, è un ritratto profondamente umano di persone costrette in condizioni estreme, situazioni in cui nessun essere umano vorrebbe ritrovarsi. Abbiamo bisogno di voci come Mohammad Rasoulof, voci che difendono i diritti umani, la libertà e la dignità”. A Rasoulof, 48 anni, è stato sequestrato il passaporto dalle autorità iraniane nel 2017, al suo ritorno dal Festival di Cannes, dove aveva vinto con il suo A man of integrity il riconoscimento per il miglior film nella sezione Un Certain Regard della kermesse francese.

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