Coronavirus: gli Stati Uniti si armano per paura del contagio | Parlano gli artisti

Sconcertante corsa a pistole e fucili degli statunitensi, sempre più nel panico dopo la diffusione del contagio. Ma registi, cantanti e musicisti, soprattutto con l’ironia, invitano il paese a sedersi e ragionare.

Una coda fuori da un’armeria di Culver City in California (Photo by Mario Tama/Getty Images)

Storie di ordinaria follia dagli USA

Gli Stati Uniti non sono mai stati un paese facile da raccontare: lo sanno i grandi autori come Bruce Springsteen, che ci dicono è chiuso da cinque giorni nel suo studio in New Jersey per realizzare un brano insieme alla E Street Band. Dopo il trionfale successo teatrale e il consenso per il suo ultimo album “Western Stars”, Springsteen aveva dato appuntamento alla E Street Band il 20 gennaio per realizzare nuove canzoni. Quando il coronavirus si è presentato alla porta il Boss ha lasciato liberi i suoi musicisti di restare a lavorare o tornare in famiglia. Lui si è chiuso in studio per scrivere musica. Fece la stessa cosa dopo l’11 settembre quando caddero le torri gemelle. In quell’occasione realizzò “The Rising”, un capolavoro assoluto dominato non tanto dalla rabbia quanto dalla speranza e dalla determinazione. “My City in Ruins” e “Lonseome Day”, forse una delle più belle canzoni che Springsteen abbia mai scritto, sono diventate l’inno di una generazione alla disperata ricerca di punti di riferimento.

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Il cinema lo ha già raccontato

Gli USA sono una realtà difficile anche per i registi che hanno illustrato grandezza e fobie dell’unione in più occasioni anticipando sul grande schermo contagi, guerre nucleari, day after e invasioni aliene. Ma questa situazione sfugge qualsiasi previsione. Kevin Costner, il postino dell’Uomo del Giorno Dopo, il mutante Mariner di Waterworld, ha offerto visioni apocalittiche in alcuni dei suoi film, stavolta parla di speranza: “Parlo per i miei figli più che per me, a volte penso che il mondo non meriti molte opportunità di salvezza per il suo feroce egoismo ma poi penso che i ragazzi sapranno fare meglio di noi. E voglio sperare che questa calamità li risparmi, perché arriveranno dove noi non siamo arrivati”.

Tom Hanks e la moglie Rita, positivi al Covid19 e ricoverati in Australia

Forrest Gump gioca la carta dell’ironia

Tom Hanks, il primo premio Oscar colto dal COVID-19 posta regolarmente foto e pensieri dall’Australia dov’è in isolamento insieme alla moglie: “Buone notizie, dopo sei giorni non ho più la febbre ma solo un po’ di nausea. Brutte notizie: mia moglie mi ha suonato sei volte a Gin Rummy. Ora sono con una vecchia amica che ho portato fin qui.” E allega la foto di una vecchia macchina da scrivere Corona: la stessa con cui scrisse la sceneggiatura dello splendido “That Thing You Do”, film musicale con Liv Tyler ispirato agli anni ’60 che gli servì per preparare Forrest Gump. “Andiamo avanti un giorno per volta – scrive – e ricordate… non si piange nel baseball”. Altra frase cult del film “League on their own” (Ragazze vincenti”) con Geena Davies e Madonna.

La corsa alle armi

Come spesso accade gli Stati Uniti hanno reagito con la paura: i negozi di armi sono stati letteralmente presi d’assalto e normalissime famiglie americane hanno comprato di tutto. Pistole automatiche e persino fucili di precisione: perché la paura è che il virus alzi notevolmente un tasso di criminalità piuttosto instabile scatenando bande e sciacalli. Gli inviti alla calma non sono serviti a molto. Ieri per esempio si è registrata la voce del creatore di “The Purge” la trilogia che in Italia è stata ribattezzata la Notte del Giudizio nella quale un’America devastata dal benessere concede per una notte all’anno a chiunque la giustizia sommaria e l’uso di qualsiasi violenza. James DeMonaco ne è l’autore: “Quando ho scritto la trama di un film che volevo trasudasse tutte le fobie di questo paese e la sua ipocrisia, non pensavo che la realtà potesse scavalcare la fiction. Questo virus sta riportando gli americani alle armi ed è un segnale inquietante che non avrei mai creduto possibile”.

Un’immagine del film The Purge (Notte del giudizio), scritto da James DeMonaco

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Le frasi che resteranno

Accusato di essere stato l’ispiratore della deriva violenta e aggressiva delle nuove generazioni – a cominciare dalla strage di Columbine – Marilyn Manson ha postato un commento gelido e sarcastico: “Giuro, non è colpa mia”.

“Sono stato isolato come un idiota per dieci anni: due mesi non mi faranno maledice Liam Gallagher.

“Sono a casa con i miei cani ma ieri ho parlato con Dio. Fidatevi… Lei mi ha detto che andrà tutto bene” posta Lady Gaga.

Weird  Al Yankovic è famoso per avere realizzato cover bizzarre di qualsiasi canzone: Beat it di Michael Jackson è diventata Eat It, Like a Virgin di Madonna è stata rilanciata come Like A Surgeon… “No – risponde a un fan – non ho alcuna intenzione di trasformare My Sharona in My Corona”.

L’attesissimo tour dei The Killers è sospeso: “Da qualche parte e in qualche modo suoneremodice Brandon Flowers, amatissimo leader della band di Las Vegasma lo faremo con e per i fan, quando sarà possibile. In Mr. Brightside cantiamo ‘prendiamoci cura l’uno dell’altro’, al mondo chiediamo di tenere un po’ di spazio per noi quando sarà il momento di riabbracciarsi”.

Ma la frase migliore è stata della leggendaria Erikah Badu che ha postato su Instagram uno screening dei suoi test: positiva a cocaina, cannabis, benzodiazepine e oppiacei. “Dio è buono, non ho il coronavirus…”

https://www.instagram.com/p/B9144lklFVl/

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