Coronavirus, Gentiloni: “Gli europei chiedono decisioni comuni e solidarietà”

Emergenza coronavirus, Gentiloni ribadisce linea utile. Dopo la fumata nera sugli Eurobond dovuta alle ultime esternazioni della Merkel, arriva il commento del commissario europeo: “Gli europei chiedono decisioni comuni e solidarietà”.

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(Foto di John Thys, da Getty Images)

Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, commenta le ultime decisioni prese (o non prese) dall’Europa in emergenza coronavirus. E afferma: “Tra poco si ricomincia. In un momento così difficile i cittadini europei chiedono decisioni comuni e solidarietà“. Il commissario europeo si riferisce all’Eurogruppo di oggi, al vertice in cui si torna a discutere le misure economiche per contrastare l’emergenza coronavirus. Si spera in un’evoluzione, dopo la maratona notturna del 7 aprile.  Quella riunione durata ore, terminata con un nulla di fatto. Al termine di quella lunga notte a tema coronavirus, era apparso un commento di Gentiloni su twitter. Un post scettico che preannunciava la mancata intesa in maniera sorniona: “E’ l’alba…”.

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Ma qual è il motivo del contendere? I famosi Eurobond, molto voluti da Spagna e Italia, incentivati dalla Francia, ma fortemente osteggiati dai Paesi del nord, in primis Germania e Olanda. La logica dietro questa proposta dal nostro governo è molto semplice. L’idea è per di permettere ai Paesi ad alto debito di prendere in prestito denaro con maggiore libertà. Per raggiungere questa flessibilità è necessario che Paesi come la Germania si facciano garanti. In tal modo gli investitori considerebbero i Paesi ad alto debito meno a rischio di credito. E questo comporterebbe tassi di interesse più bassi. Come aveva affermato il ministro italiano dell’Ue Enzo Amendola: “Non stiamo chiedendo una mutualizzazione del debito, ma la mutualizzazione dell’eccessivo rischio di recessione”.

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Ma lo stesso Gentiloni, a proposito della crisi generale dovuta al coronavirus, a più riprese aveva fatto notare: è importante trovare un mezzo di sostegno collettivo, senza escludere tutte altre opzioni. A proposito del Mes, Gentiloni aveva affermato: “La Commissione Ue ritiene che se raggiungiamo un buon accordo sulla condizionalità, e ci sono buoni progressi, è uno degli strumenti che dovremmo usare. Il Mes ha salvato singoli Paesi fino ad oggi, e non è ciò di cui abbiamo bisogno ora. Quello che serve ora è uno strumento comune per affrontare quella che ovviamente è una crisi che colpisce tutti i Paesi Ue e quindi tutto il meccanismo delle condizionalità deve essere rivisto. Stiamo cercando di usare questo strumento in modo completamente diverso dalla scorsa crisi”.

Lagarde e Merkel gelano l’opzione Eurobond

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(Foto di Ludovic Marin, da Getty Images)

Oggi arriva il no definitivo della cancelliera Angela Merkel sulla questione Eurobond. Lo ha affermato in una riunione in videoconferenza del suo gruppo parlamentare Cdu-Csu. Il vero problema sarebbe la mancanza di un’unione politica per l’adozione di Eurobond. La cancelliera si dice quindi d’accordo con Conte, in parte. I due concordano “sul fatto che serve con urgenza solidarietà in Europa in una delle ore più difficili, se non la più difficile”. La discordia nasce sul mezzo da adottare. Ma aggiunge di essere aperta ad altre soluzioni: “Ci sono così tanti strumenti di solidarietà che si possono trovare delle buone soluzioni”. “Spero naturalmente che si possa arrivare a un risultato, sarebbe un segnale molto positivo“, ha detto Merkel, aggiungendo che “fra l’altro è anche molto vicino“.

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L’apertura sarebbe quindi rivolta, come sembra, alla proposta avanzata dalla Francia. Innanzitutto un Mes con condizionalità leggere. E poi un fondo per la ripresa gestito da Bruxelles. “Dovrebbe emettere bond con diverse garanzie comuni degli Stati Ue”, si legge nel documento francese. “Il fondo sarebbe gestito dalla Commissione europea e finanzierebbe programmi designati a rilanciare l’economia in modo coerente con il Green Deal“. Questi programmi “potrebbero anche finanziare le spese sanitarie fin tanto che queste aumentino la capacità dei nostri sistemi sanitari di affrontare shock esogeni come il Covid-19″.

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(Foto di Thomas Lohnes, da Getty Images)

E anche Lagarde sembra d’accordo. L’opzione dell’Eurobond sembra ormai sfumare. La presidente della Bce quindi ribadisce l’esigenza di trovare ugualmente un altro mezzo economico per fronteggiare la crisi. “Non credo ci si debba fissare sui coronabond. In Europa, per le cose ci vuole un po’ più di tempo di quanto vorremmo, ma alla fine troviamo sempre una soluzione”. E arrivano proposte anche da Lagarde: “La mutualizzazione della spesa nel quadro di un bilancio europeo specifico all’uscita dalla crisi”.  Oppure “la creazione di un fondo di ricostruzione mirato a una crescita più verde e digitale. Sono strumenti che potrebbero consentire di esprimere la solidarietà necessaria a favore dei Paesi dell’Unione che oggi soffrono di più”. Lagarde poi chiarifica la propria posizione: “Quello che serve non è stimolare l’economia, come abbiamo fatto nel 2008, ma congelarla per il tempo necessario al confinamento per poi consentire una ripartenza rapida ed operativa. Nel 2009 la crescita era arretrata del 4,5% nella zona euro e del 2,9% in Francia. Oggi, secondo gli economisti concordi, ogni mese di confinamento si tradurrà in una perdita di crescita su base annua del 2-3% nel 2020. Questo comporterebbe un calo del Pil fra il 3,5 e il 4% nello scenario di un confinamento di qualche settimana, e dal 9 al 10% in quello di un confinamento più lungo, che durasse diversi mesi. Ma attenzione, sono soltanto ipotesi!”.

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Lagarde sembra dunque confidare in una buona gestione dell’emergenza ora, che consentirà di ammortizzare, in futuro, il nuovo debito. Un giorno, prosegue ancora, “gli europei dovranno rimborsare, ma invece di guardare la bolletta, pensiamo prima al motivo per il quale oggi facciamo questo: per sostenere il tessuto economico, preservare l’occupazione, perché chi ha un lavoro possa percepire la cassa integrazione“. E vista la difficoltà di previsione, se la situazione dovesse superare anche le aspettative più pessimistiche? “Quello che posso garantire è che non ci sono limiti al nostro impegno al servizio della zona euro. La Bce saprà aggiornare i suoi strumenti ed utilizzarli nel modo più appropriato per compiere la sua missione”.

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