Coronavirus, Sileri: “Rsa? Su 600 controlli registrato 20% di infrazioni”

Coronavirus, Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, comunica: su 600 controlli condotti dai Nas nelle strutture per anziani (Rsa), è stato registrato circa il 20% di infrazioni.

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(Foto di Stephan De Sakutin, da Getty Images)

Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, riporta una fotografia inquietante sulla gestione dell’emergenza coronavirus nelle Rsa: su 600 controlli portati avanti dai Nas, è stato registrato il 20% di irregolarità. Anche di grande portata, come la convivenza nella stessa struttura di malati di Covid-19 e anziani. E’ quanto riportato da Sileri durante la trasmissione di Rai-Due, Petrolio.

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Sileri ha interagito con il responsabile del comitato “Verità e Giustizia Trivulzio” Alessandro Azzoni a proposito della situazione nel Pio Albergo Trivulzio di Milano. E Sileri riporta i dati preoccupanti sulla gestione coronavirus: “I Nas hanno verificato oltre 600 controlli alle Rsa italiane riscontrando per un 20% infrazioni derivanti da cattiva organizzazione e formazione del personale”. A proposito del Pio Albergo Trivulzio ha affermato: “Sul Pio Albergo Trivulzio la magistratura sta indagando ed è necessario aspettare gli esiti”. Per il viceministro “è inaccettabile che pazienti positivi al Covid-19 siano nella stressa struttura con anziani, questi accadimenti non possono e non devono più avere luogo”.

Il caso del Pio Albergo Trivulzio

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Da alcune settimane l’attenzione mediatica si sta occupando di una serie di morti sospette al Pio Albergo Trivulzio. Si tratta di uno dei più famosi centri di assistenza sanitaria per anziani di Milano. A causa di una serie di morti sospette sono stati sollevati diversi dubbi sulla gestione dell’emergenza coronavirus all’interno della struttura. Finché addirittura questi dubbi non si sono trasformati in una vera e propria indagine della procura di Milano e in un’indagine interna del ministero della Sanità. Sono iniziati quindi interrogatori e perquisizioni per chiarire la faccenda.

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Già diversi giornali avevano posto l’attenzione sull’assenza o carenza di dispositivi di protezione individuale, e questo già al sorgere dell’emergenza. Stando alle testimonianze di diversi dipendenti le mascherine erano state addirittura vietate: non si volevano spaventare gli ospiti. A questo si aggiungerebbero gravi mancanze nell’isolamento dei casi sospetti di Covid-19, i quali sarebbero rimasti nella struttura e sarebbero stati curati dallo stesso personale impiegato in altri reparti. Un meccanismo perfetto per la diffusione del contagio. Infatti all’inizio di marzo le morti nell’Rsa sono state 190. Ma solo alcune sono state attribuite con certezza al coronavirus. Ma un dato è inconfutabile: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente la struttura ha visto un aumento dei decessi del 30%.

La struttura è quindi corsa ai ripari dal 15 aprile, almeno per quanto riguarda i dispositivi di protezione. L’Rsa ha comunicato l’acquisto di migliaia di mascherine, visiere e camici protettivi per il personale. Troppo tardi? Secondo alcuni dati di Repubblica sono ormai 270 i dipendenti messi in isolamento domiciliare dopo aver mostrato i primi sintomi di Covid-19.

Proprio domani 20 aprile i dipendenti della struttura saranno chiamati a riferire sui fatti alla Guardia di Finanza, la quale collabora all’indagine con la procura di Milano. Gli ispettori del ministero hanno anche sentito in videoconferenza il direttore generale del Trivulzio, Giuseppe Calicchio. Il direttore è indagato dalla procura di Milano, l’accusa è epidemia colposa e omicidio colposo.

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Ma a parlare non sono solo i diretti interessati coinvolti dalle indagini in qualità di testimoni o di imputati. Parlano e testimoniano anche altri dipendenti e i parenti degli ospiti. Di recente un gruppo di medici ha scritto in una lettera aperta: “La triste e sofferta verità è che a fronte della diffusione del virus all’interno del Pio Albergo Trivulzio siamo stati lasciati completamente soli. Senza direttive che prevedessero protocolli aziendali diagnostico/terapeutici, univoche direttive sul trattamento dell’epidemia e delle norme di isolamento, senza la possibilità di fare tamponi, senza dispositivi di protezione fino al 23 marzo”. E arrivano anche le parole dei parenti degli anziani. A parlare su Repubblica è stato Alessandro Azzoni, che ha raccontato della condizione della madre: “So che ha la febbre da giorni, mi dicono che è a letto da una settimana. Non mangia, non beve, non parla, non risponde, non cammina più. Mi avevano chiesto l’autorizzazione di legarla al letto perché non andasse in giro ad infettare altri. Mi dicono che tutte le sue compagne di reparto siano malate”.

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