Jole Santelli: “Mi spiace per Conte, ma apro i bar e chiudo i confini”

Il governatore della Calabria non vuole fare passi indietro rispetto alla decisione presa ieri. “Firmerò una ordinanza in cui vieterò di rientrare a chi proviene da altre Regioni”, dichiara Jole Santelli.

jole santelli

Jole Santelli fa capire di non voler tornare sui propri passi. Il governatore della Calabria aveva svelato una sua intenzione, destinata a far discutere. Si tratta dalla decisione di aprire i bar e i locali pubblici, consentendo ai calabresi di occupare i tavoli all’aperto che sarebbe stato possibile installare. Per questa proposta è arrivata tempestiva la risposta del premier Conte, il quale ha fatto capire che le proposte degli enti locali sono, al momento, illegali. Ma Jole Santelli non sembra voler tornare indietro, stando almeno alle dichiarazioni che si leggono in un’intervista realizzata per Huffington Post.

“Firmerò una ordinanza in cui vieterò di rientrare a chi proviene da altre Regioni”, dichiara il governatore della Calabria. E sulle parole spese oggi da Conte, Jole Santelli dice: “Non mi sono sentita chiamata in causa. Mi dispiace solo che abbia utilizzato quei toni, avrei preferito se avesse adoperato toni più eleganti, come è sua consuetudine. Ho parlato con Francesco Boccia, gli ho spiegato le motivazioni. La mia ordinanza è un’estensione di quel Dpcm. Non riesco a comprendere la differenza fra l’asporto e servire due tavoli all’esterno”.

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Si parla della possibilità che l’ordinanza potrebbe finire al Tar, dopo la diffida ricevuta. Ma Jole Santelli non sembra preoccupata da questa prospettiva: “Guardi, noi dei territori sentiamo di più le esigenze e le necessità della gente. Se solo ci ascoltassero di più sarebbero più tempestivi nelle decisioni”. Il governatore appare battagliero, e rilancia: “Io chiudo i confini e contemporaneamente risarcisco i calabresi che sono stati attentissimi e ligi alle regole. Sono certa della maturità del popolo calabrese. Le dirò di più, fra pochi minuti firmerò un’altra ordinanza per bloccare i rientri”.

Il sindaco di Reggio Calabria Falcomatà dissente con la Santelli – meteoweek.com

Tuttavia, in Calabria non tutti stanno dalla sua parte. I sindaci di Reggio Calabria e Catanzaro, giusto per fare due esempi, hanno espresso parere opposto a quello di Jole Santelli. Ma lei replica: “Non mi sento isolata. Ho visto che è partita una campagna di delegittimazione da parte del Pd. Eppure ricordo che nelle richieste dei democratici c’erano misure che andavano nella mia stessa direzione. Io lavoro per la Calabria. Io sono il presidente della Regione di tutti i cittadini della mia terra. Il sindaco Abramo non ha contestato la mia ordinanza – prosegue il capo della Calabria – , ma ha detto di prendersi due giorni”.

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Jole Santelli: “Non voglio fare le scarpe a Conte”

E a chi le chiede se questa sparata è legata a un piano per screditare Conte, da ampliare al centro-destra nazionale, la Santelli replica: “Almeno per quanto riguarda me e tutti i colleghi presidenti l’unico nostro obiettivo è tentare di salvare il Paese. Abbiamo chiesto al governo Conte di cambiare l’impostazione della prima fase. Il Paese è diviso, ma non politicamente, ovvero i numeri dei contagi cambiano da regione e regione. Ecco perché nell’ambito di una cornice generale ci devono lasciare un minimo di flessibilità. Faccio un esempio specifico, discutiamo dei protocolli di sicurezza, ma stabilire se un negozio per bimbi debba rimanere aperto non penso spetti al governo”.

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Anche perchè, chiudendo l’intervista, Jole Santelli fa capire che le sue restrizioni sono state aspre nella regione. Sulla scia di quanto ha fatto Conte in ambito nazionale: “In Calabria ho fatto delle regole più restrittive. Ho chiesto che venisse chiusa la Calabria in modo che si potesse riaprire all’interno del territorio. Questa non è la prima ordinanza ma la terza. Non comprendo l’allarme su due tavoli all’aperto, se contemporaneamente il governo dà il via libera al ritorno nelle proprie residenze, domicili o abitazioni. A seguire mi arriva un provvedimento del Ministero dell’Interno che obbliga la Regione a centri Covid per immigrati. Pensi che adesso mi stanno portando 50 immigrati in Calabria”.

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