Slow News | Il trailer del documentario di Alberto Puliafito

Con l’anteprima mondiale programmata per il 15 marzo e bloccata dal diffondersi del Coronavirus, Slow News è il documentario di Alberto Puliafito incentrato sullo slow journalism.

Il Festival Internazionale di Salonicco avrebbe dovuto ospitarne l’anteprima mondiale il 15 marzo 2020, e invece a causa del diffondersi del Covid-19 tutto si è dovuto fermare. Ecco quindi disponibile il trailer (visibile a fine pagina) di Slow Motion, documentario sull’informazione e lo slow journalism a cura di Alberto Puliafito.

Il progetto prende vita tra l’Europa e gli Stati Uniti, attraverso il viaggio compiuto dal suo autore che parte dalla capitale della Lombardia (in questi giorni sempre sulle prime pagine dei notiziari) per arrivare niente meno che in Oregon. Tappe intermedie di questo lungo percorso sono il Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia, Londra, Amsterdam, Copenaghen, le Dolomiti, Parigi e New York.

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Obiettivo del progetto è quello di osservare la vita, le esperienze e gli ostacoli di coloro che in questi anni stanno tentando di forgiare il mondo, di fargli prendere una direzione che sia equa ed esemplare. Come appare chiaro dal titolo, al centro dell’intero discorso si piazza la libertà di parola, la democrazia e la lotta in difesa di simili valori, soprattutto in un’epoca in cui è facile ingannare e condizionare.

Slow News | Quattro anni e una serie di nomi importanti per il progetto

Ci sono voluti quattro anni per dare vita a Slow News, e la scelta di vedere la luce proprio in un momento così delicato vuole forse essere un segnale forte e diretto nella direzione dell’ottimismo, della speranza e dell’invito ad andare oltre le apparenze. Ciò che è necessario, oggi più di prima, è la consapevolezza, tanto per gli addetti ai lavori quanto per chi fruisce dei servizi.

Il documentario vede la partecipazione di nomi importanti quali Peter Laufer dell’Università dell’Oregon, Helen Boaden (ex direttrice di BBC News e BBC Radio), Mark Thompson (Presidente e CEO di The New York Times Company) e Julia Cagè, economista all’Università di Parigi, giusto per citarne alcuni.

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