Regno Unito capitale della cocaina in Europa: consumo cresciuto 300%

Lawerence Gibbons, capo della sezione antidroga della National Crime Agency, rivela: il consumo di cocaina nel Regno Unito è cresciuto del 300% negli ultimi dieci anni, ora ha il primato in Europa.

cocaina regno unito

Tutto è partito grazie a una casualità: qualche mese fa gli scienziati avevano notato nel Tamigi un comportamento anomalo delle anguille. Poi la scoperta, ora riportata da Lawrence Gibbons, capo della sezione antidroga della National Crime Agency (Nca), l’Fbi britannica. Al Times racconta: il fiume di Londra era sommerso di cocaina. Ora arriva la certezza che “il Regno Unito è diventato la capitale della cocaina in Europa. Non possiamo fermare la domanda applicando la legge, non possiamo arrestare tutti. L’unica soluzione è informare i cittadini dei danni che così fanno a se stessi e ai loro cari, oltre ai favori che procurano ai criminali”. Quelle dell’ufficiale sono parole di preoccupazione, dettate quasi da un senso di impotenza. Uno sconforto comprensibile, una volta gettato uno sguardo ai numeri.

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Il consumo di cocaina oltremanica negli ultimi dieci anni è cresciuto del 300%, stando a quanto riporta la Nca. Tradotto in tonnellate: i britannici nel 2011 hanno assunto 40 tonnellate di neve, nel 2019 circa 117. Con questi numeri, Gibbons non ha dubbi: “Siamo il più grande consumatore d’Europa”. Questo anche perché “una parte significativa della droga tramite Belgio, Olanda e Spagna termina il suo viaggio qui. Nel 1980 la cocaina era per manager e liberi professionisti a Londra. Ora non c’è più alcuna distinzione o classe sociale che tenga”. La droga sembra esser diventata più accessibile, anche a livello economico. La nuova soglia di reddito da superare per potersi permettere l’acquisto è di circa 10mila sterline di reddito annuale. Di certo non un tenore da manager.

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Ma l’utilizzo di cocaina nel Regno Unito è in aumento persino tra gli anziani. La droga sembra circolare in maniera uniforme non solo tra le diverse fasce sociali, ma anche tra le diverse generazioni. Lo scorso novembre la situazione è diventata chiara: l’anno scorso dieci over 90 sono stati ricoverati in ospedale per cocaina. Un decennio fa i ricoverati over 90 anni per cocaina erano due. L’allarme è chiaro. Tanto più se si guarda agli over 60: nel 2009 sono stati 45 gli over 60 ricoverati in ospedale per cocaina, nel 2019 sono stati 379.

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La dinamica dell’emergenza sembra abbastanza chiara una volta studiato il mercato della compravendita. Il business della cocaina oltremanica è gestito dalla mafia albanese. Quest’ultima, negli ultimi 10 anni è riuscita da un lato ad alzare notevolmente la qualità della roba, dall’altro ad abbassare di netto i prezzi, che ora sono ai minimi dal 1990. Il punto di svolta per farlo è da ricondurre alla contrattazione diretta con i cartelli sudamericani. Da questo meccanismo, la cocaina si irraggia in maniera capillare anche nei paesi del Regno Unito, grazie a una fitta rete di spacciatori anche nelle zone meno abitate. I “rider” delle consegne a domicilio della droga arrivano, ormai, anche nelle aree più rurali e periferiche. Carol M. Black, professoressa di Cambridge e consulente del Governo afferma: “Ormai sono ovunque. L’incremento più alto del consumo è proprio tra ragazzi tra 20 e 24 anni”.

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E se da un lato la cocaina diventa più democratica, dall’altro di certo non abbandona i vertici. La scorsa estate Michael Gove, il più pericoloso sfidante di Johnson, fu messo fuori gioco in campagna elettorale dalle sue stesse sniffate giovanili, rivelate dalla stampa in un momento molto delicato della propaganda. Così la cocaina, seppur indirettamente, ha influito, chissà, sulla storia del Regno Unito. E di certo, fatto fuori Michael Gove, non abbandona i vertici. Lo stesso Boris Johnson avrebbe poi ammesso di aver assunto la cocaina in passato: “Può darsi che il mio naso ci sia caduto sopra. Ma di certo non ho sniffato!”.

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