Riapertura, non tutti i locali e negozi alzeranno la saracinesca in Italia

Stando a un sondaggio, solo il 62% degli imprenditori intervistati è pronto per la riapertura. La maggior parte degli esercenti lamenta regole molto rigide e spese troppo alte.

riapertura ristoranti

C’è grande attesa per la giornata di domani, quella che in molti aspettano ormai da tanti giorni. Dopo l’accordo raggiunto tra il Governo e le regioni, i negozi con vendita al dettaglio, i ristoranti, i bar e i parrucchieri finalmente riapriranno. Una riapertura attesa da diverse settimane, anche perchè nel frattempo le spese sono rimaste intatte per gli esercenti, a fronte di incassi pari allo zero. Fatta ovviamente eccezione per alcuni casi, come i locali che hanno potuto attivare il servizio di asporto. Ma come procede la situazione per gli imprenditori che si stanno preparando per la grande riapertura di domani?

Non come tutti si potevano attendere, ma come si poteva in un certo senso prevedere. E a rendercene conto è il risultato di un sondaggio, condotto in queste ore da Confesercenti ed Swg. Da qui si legge che solo il 62% degli imprenditori intervistati è pronto per la riapertura in programma ormai tra qualche ora. E c’è di più: tra gli esercenti che compongono il restante 38%, c’è ancora molta incertezza per il futuro a breve termine. Il 27%, infatti, è convinto che la riapertura non consentirà ancora l’attività che c’era prima del lockdown. Il restante 11%, invece, non ha ancora deciso se riaprirà domani.

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Non tutti i negozi riapriranno – meteoweek.com

Non mancano, infatti, le preoccupazioni e i timori tra gli esercenti che avrebbero diritto alla riapertura già da domani. In particolare, come si legge nel resoconto scritto da Confesercenti, Il 68% di chi ha deciso di non riaprire “ritiene che riprendere l’attività in non sia conveniente”. In particolare, nel 13% dei casi emergono i timori legati alla sicurezza, come per quanto riguarda i mercati. “Ogni comune sta provvedendo al proprio protocollo – si legge – , spesso contrastante con gli altri, gettando nell’incertezza gli imprenditori”.

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Ma c’è anche la questione relativa al rapporto tra gli incassi previsti e le spese a mettere ulteriore pressione agli imprenditori. E la spiegazione, anche in questo caso, la dà Confesercenti in coda al sondaggio condotto. “Gli imprenditori – si legge – temono di rimanere schiacciati tra l’aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Servono linee guida più facilmente applicabili e aiuti economici diretti”. Un riflesso che è legato a doppio filo ad altri due dati. L’82% degli intervistati si rivela molto preoccupato per il futuro, e 2 imprenditori su 5 temono di dover chiudere per sempre.

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