La chat degli orrori. Indagini sui controlli dei genitori.

Istruttoria sulle famiglie per appurare se i genitori abbiano adeguatamente vigilato sui figli

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È appena all’inizio l’inchiesta riguardante quella che è stata definita “La chat degli orrori”. Di questa drammatica vicenda, il dato più allarmante sono i numeri: tra i ragazzi che collezionavano immagini violente e pedopornografiche nei telefonini, ve ne sono sette, appena tredicenni. Per la legge non possono essere punibili, per la loro giovane età si presume che non siano ancora in grado di poter distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Per questa ragione la procura dovrà procedere all’archiviazione di quelle sette posizioni.

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L’istruttoria sulle famiglie

Per poter appurare, se i genitori abbiano vigilato in modo adeguato sui ragazzi, la Procura intende avviare un’istruttoria sulle famiglie. Alla luce anche del fatto che, per poter utilizzare i canali social, i minori debbono almeno aver compiuto 14 anni. Tra i 13 e i 14 anni, è necessaria la supervisione degli adulti, che sono responsabili di ciò che viene visualizzato online dai figli. Sotto i 13 anni sarebbe proprio vietato utilizzare Facebook, Instagram, Twitter, o Whatsapp. Questo solo in teoria, poiché da recenti sondaggi è stato reso noto che l’84% dei ragazzi tra i 10 e i 14 anni, possiede un profilo social indicando un’altra data di nascita al momento dell’iscrizione.

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Secondo quanto spiegato dall’articolo 97 del codice penale «non è imputabile chi, nel momento in cui ha commesso il fatto, non ha compiuto i 14 anni». Esiste però la «culpa in vigilando» ovvero la colpa conseguente alla mancata sorveglianza. Per questa ragione, l’istruttoria della Procura, servirà a valutare la capacità genitoriale e a comprendere se i ragazzini siano stati adeguatamente seguiti.

Un catalogo degli orrori

La polizia postale, in queste ore, sta analizzando tutto il materiale sequestrato dai telefonini dei ragazzi. Una quantità enorme di filmati e foto che venivano condivise in segreto dai ragazzi. Immagini raccapriccianti, scaricate dal dark web e poi diffuse in chat. Si possono trovare video di un ragazzo che si spara in testa, riprendendosi con la telecamera, o una ragazza che viene torturata con delle tenaglie, passando per rapporti sessuali con animali fino alle decapitazioni dei terroristi con il machete. Queste scene, per gli appassionati del genere, hanno un grande valore sul mercato nero del web e sono spesso associate ai siti di pedopornografia. Infatti nelle chat in questione, sono presenti diverse immagini di bambini stuprati, e anche di bambini piccolissimi abusati dalla madre.

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Nei filmati anche ragazzini italiani

Naturalmente gli investigatori si stanno concentrando sull’origine di quelle immagini, sulla loro provenienza. La maggior parte delle volte arrivano da paesi stranieri ma vi sono anche dei filmati di ragazzi italiani, alcuni molti giovani, che fanno sesso tra di loro mentre qualcuno li riprende. In altri casi ci sono video hard di ragazzine che si riprendono da sole per mandare il filmato al fidanzatino che poi lo diffonde inviandolo magari agli amici. In genere il punto di partenza di questi ragazzi sono sempre i siti pornografici che sono facilmente accessibili anche ai più piccoli.

A far partire l’inchiesta della Procura per minori, la denuncia di una mamma di un ragazzo quindicenne di Viareggio, che un giorno ha trovato delle immagini terrificanti nel telefono del ragazzo. Si è così rivolta alla polizia postale che ha dato il via alle indagini. Gli investigatori, nell’arco di cinque mesi, sono riusciti a recuperare un vero e proprio catalogo degli orrori. Sono così scattate le perquisizioni settimana scorsa in mezza italiana, per interrompere quest’orribile catena.

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