Lazio, si lavora all’ordinanza per obbligo mascherina in zone movida

La regione Lazio cerca di rispondere ai rischi della movida attraverso un’ordinanza che prevede l’uso obbligatorio di mascherina in zone più esposte agli assembramenti, anche se questo avviene all’aperto.

lazio coronavirus
(Foto di Filippo Monteforte, da Getty Images)

Arriva il provvedimento della regione Lazio, al lavoro per fronteggiare i rischi della movida e per scansare il rischio che si vengano a creare nuovi focolai di coronavirus. Così, per consentire di abbattere i rischi derivanti dagli assembramenti, sul tavolo della regione approda una nuova ordinanza: mascherine obbligatorie quando si verificano assembramenti, anche se si è all’aperto. Nel mirino dell’ordinanza, il pericolo che nascano nuovi contagi soprattutto nei luoghi sovraffollati all’esterno, quelli che accolgono la movida ma che, essendo all’aria aperta, non hanno ancora misure particolarmente stringenti. Un provvedimento che arriva anche dopo i numerosi appelli lanciati dall’assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che in un primo momento si era limitato ad invitare all’uso della mascherina in situazioni del genere. Intervistato su Rai Radio1, D’Amato ha affermato: “Stiamo cercando di capire qual è lo
strumento più adatto contro gli assembramenti e valutiamo
possibili soluzioni compreso un provvedimento analogo a quello
preso a Capri”. Poi, tranchant: “Abbiamo un problema con la movida e lo dobbiamo risolvere considerando che il senso di responsabilità per ora non c’è stato”.

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movida seduta
foto di repertorio

Solo qualche giorno fa, infatti, l’assessore si era rivolto ai cittadini: “Rivolgo un appello all’utilizzo della mascherina o si dovrà richiudere. Non possiamo tornare indietro e disperdere gli sforzi fatti fin qui. Dobbiamo usare la mascherina o rischiamo nuovi casi come in Catalogna”. In data 19 luglio aveva fatto il punto della situazione: “Nella Asl Roma 1 si registrano tre nuovi casi e di questi due sono persone di nazionalità del Bangladesh e riferite all’esito dei tamponi sulla Comunità del Bangladesh richiamati al drive-in. Un caso di una persona in fase di pre-ospedalizzazione al Policlinico Umberto I. Nella Asl Roma 2 dei quattro nuovi casi nelle ultime 24h due sono persone di nazionalità del Bangladesh e riferite all’esito dei tamponi sulla Comunità del Bangladesh richiamati al drive-in. Un caso riguarda una persona di nazionalità Indiana già posta in isolamento e un caso di una persona di rientro dal Pakistan ora ricoverato allo Spallanzani. Attivate le procedure del contact tracing internazionale”. Ma il tracciamento, di per sé, non è sufficiente se non affiancato da una costante opera di prevenzione. Proprio per questo durante lo scorso fine settimana la polizia, svolgendo numerosi controlli, aveva chiuso le principali piazze, una lotta a tappeto alla movida cittadina, soprattutto nelle zone di Trastevere, San Lorenzo e Rione Monti.

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Poi, la chiusura di un locale nel quale ben 80 persone stavano ballando senza mascherina e rispetto del distanziamento sociale. A questo, si aggiunge anche la chiusura dell’Old Wild West in via di Dragone 113, in cui lavora come cuoco uno dei 6 coinquilini del dipendente risultato positivo al coronavirus. Proseguendo l’opera di tracciamento, anche i coinquilini sono poi risultati. A commentare la chiusura è stato direttamente il ristorante su Facebook: “Per tutelare i nostri clienti e il nostro personale addetto abbiamo spontaneamente deciso la chiusura preventiva e temporanea dell’esercizio per 3/4 giorni di via di Dragone 113, al fine di permettere l’attuazione di tutte le misure preventive quali: tamponi a tutto lo staff e sanificazione straordinaria di tutto il locale con ditta certificata, avendoci comunicato che un nostro addetto, attualmente in cassa integrazione nella propria abitazione è stato trovato positivo al Covid”.

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