Stalking, madre allontanata da figlio perseguitava assistente sociale

A Cazzago, in provincia di Brescia, una donna è stata arrestata con l’accusa di stalking. La donna era stata al centro di una serie di minacce ai danni di un’assistente sociale: credeva fosse la responsabile dell’allontanamento del figlio. 

stalking carabinieri

A Cazzago, in provincia di Brescia, è stata arrestata una donna con l’accusa di stalking. La donna, allontanata dal figlio, avrebbe perseguitato, minacciato e aggredito un’assistente sociale: la riteneva responsabile del provvedimento di allontanamento. Stando a quanto emerso, la donna arrestata, 41 anni di origini romane, avrebbe preso di mira l’assistente sociale ormai da tempo. In passato sarebbe stata anche l’autrice di un’aggressione ai danni dell’assistente. Poi le telefonate continue e le minacce, tra cui quella di sfigurarla con l’acido o, addirittura, di ucciderla. La vittima in questione aveva già fatto presente la sua situazione ai carabinieri, una condizione difficile nella quale l’assistente era anche stata costretta a cambiare le proprie abitudini per evitare il rischio di incorrere nell’ira della donna. Poi il tentativo di aggressione in comune a Cazzago San Martino, durante il quale i carabinieri sarebbero riusciti a intervenire tempestivamente arrestando la donna accusata di stalking.

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minaccia assistenti sociali

Una storia simile a quella che vede come protagonista un reggiano, un uomo di cinquanta anni che avrebbe tenuto comportamenti molesti, denigratori e minacciosi nei confronti di quattro operatrici e della responsabile del servizio sociale di un paese nell’appennino reggiano. A scatenare l’ira dell’uomo, la sua disapprovazione nei confronti della gestione di un caso di separazione con affidamento dei figli minori. A causa dell’insistenza del cinquantenne, sarebbe arrivata la denuncia da parte dei carabinieri di Castelnovo Monti per atti persecutori continuati, resistenza a pubblico ufficiale e diffamazione. Sul profilo Facebook dell’uomo sarebbero anche apparse frasi minacciose, come ad esempio: “Mi chiamo Attila e mi nutro solamente di assistenti sociali, aiutatemi”; “Lo so assistenti sociali e un po’ verde… certo brucerete meglio voi… chi di spada ferisce di inceneritore perisce”; “Farei come Hitler con gli ebrei…”. Così il gip avrebbe predisposto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento. Vietata anche qualsiasi forma di comunicazione con le operatrici. Un provvedimento che cerca di sistemare una situazione scaturita dal 2017, anno in cui l’uomo, dopo la separazione con la moglie, aveva assistito all’affidamento dei figli ai servizi sociali. Da quel momento, avrebbe iniziato anche a pubblicare contenuti minacciosi e aggressivi anche sulle pagine delle operatrici. Poi un escalation di tensione, che avrebbe visto le operatrici costrette a chiudere a chiave la porta degli uffici e a installare un videocitofono.

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