Usa, l’Osce: da Trump abuso di potere e accuse senza fondamento

Donald Trump starebbe esercitando un “palese abuso di potere”. E’ l’opinione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), impegnata nel monitoraggio delle elezioni Usa 2020. 

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(Da Getty Images)

Donald Trump potrebbe perdere, anche se di poco, e l’attuale presidente in carica non ci sta. Già nei mesi scorsi aveva paventato un’ipotesi fino ad ora impensabile: non accettare il risultato delle elezioni Usa 2020, sventolando l’esistenza di presunti brogli. Ora gli osservatori dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) si esprimono chiaramente: le accuse di Donald Trump sono senza fondamento, pertanto le sue dichiarazioni rappresentano un “palese abuso di potere”. A confermarlo, il direttore direttore della missione di sorveglianza elettorale, Michael Georg Link, che afferma: “Abbiamo svolto dei controlli e non abbiamo riscontrato alcuna irregolarità. Non è emerso nulla né nell’osservazione di breve periodo, né in quella di lungo periodo. Ancor più importante: anche gli osservatori interni, migliaia di volontari di associazioni della società civile americana, in giro per il Paese, non hanno riscontrato nulla. Non c’è stata alcuna interferenza e nessuna manipolazione”.

“Il voto è stato ben gestito, le accuse di Trump sono infondate”

Nonostante i limiti legati all’emergenza coronavirus, nonostante il largo utilizzo del voto per posta, il voto è stato “ben gestito”, dicono dall’Osce. Il team ha infatti consegnato un rapporto preliminare, composto da 102 osservatori, invitato a monitorare le elezioni dalle autorità statunitensi. Stando a quanto emerso dallo studio, le elezioni Usa 2020 non sarebbero state inquinate da nessun tipo di frode, e questo “nonostante le incertezze legali e le sfide logistiche“. Per questo “le affermazioni carenti di prove sulle frodi elettorali hanno creato confusione e preoccupazione tra i funzionari elettorali e gli elettori”, per questo le accuse di Trump “danneggiano la fiducia pubblica nelle istituzioni democratiche”.

Trump: “Fermate lo spoglio”

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D’altra parte, il presidente in carica Donald Trump non sembra molto interessato alle istituzioni democratiche. In un recente tweet sarebbe tornato a chiedere, proprio durante in questa fase di conteggio dei voti: “Fermate lo spoglio!”. E poi ancora: “Qualsiasi voto arrivato dopo l’election day non sarà contato“. Intanto il conteggio si avvicina alla fatidica soglia dei 270 grandi elettori in favore di Biden, l’attuale presidente è a un passo dall’esser scalzato. Proprio per questo Trump, che potrebbe esser realisticamente sconfitto, alza i toni e abbandona ogni pretesa democratica. Tanto che Twitter è arrivato a giudicare il post di Trump come “controverso” e “fuorviante in merito alla modalità di partecipazione alle elezioni o ad altri strumenti di coinvolgimento della cittadinanza”. Per l’Osce la richiesta di fermare il conteggio delle schede rappresenta “la rottura di un tabù“. Anche per questo gli osservatori dell’Osce resteranno negli Stati Uniti durante tutto il processo elettorale, incluso l’iter giudiziario legato alle denunce sporte dai repubblicani.


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Trump sul piede di guerra

Tweet che pesano come dichiarazioni di guerra: è così che in America si aprono scenari cupi, almeno nelle dichiarazioni. In un altro tweet Trump avrebbe affermato: “I nostri avvocati hanno chiesto un ‘accesso significativo’, ma a cosa serve? Riguardo l’integrità del nostro sistema e le stesse elezioni presidenziali, il danno ormai è fatto. E’ di questo che bisognerebbe parlare!”. Insomma, più aumenta il rischio di perdere, più Trump alza i toni: dalla contestazione del voto per posta si è passati a mettere in discussione lo stesso processo di scrutinio delle schede. E intanto Trump annuncia: “Andremo alla Corte Suprema“. Lo staff di Biden, dall’altro lato, giudica ‘scandalose’ le accuse di Trump: “Rischia una sconfitta imbarazzante se ricorre alla Corte Suprema per le elezioni”.

Il ricorso alla Corte Suprema è un’ipotesi così lontana?

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Francesco Clementi, professore di Diritto pubblico comparato all’Università di Perugia, ricorda: il ricorso è possibile, ma Trump ha poco tempo. Su Formiche.net, infatti, ribadisce: “Se Biden diventasse presidente grazie a uno Stato in bilico le probabilità di ricorso aumenterebbero. Penso che il margine per Trump per tentare le vie legali sia inferiore a 25 grandi elettori, che sono poco più di uno Stato in bilico. Basti pensare che la Pennsylvania ne vale 20. La forchetta è dunque più ampia di quanto si può pensare”.


In questo caso, almeno restando in superficie, Trump potrebbe esser favorito: la Corte Suprema è composta ora da sei giudici conservatori (tre nominati dal presidente), mentre tre sono i giudici progressisti. Tuttavia è necessario ribadire: questo non vuol dire che, in quel caso, la vittoria di Trump sia scontata, anzi. Se vogliamo credere alla democrazia forse dobbiamo anche credere all’indipendenza delle toghe. Altrimenti tutto il resto ha già vinto.
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