Conte cede la delega ai Servizi segreti a Piero Benassi. Vittoria di Pd e Iv?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte affida la delega ai Servizi segreti al suo consigliere Piero Benassi. Dopo settimane di pressioni da parte di Italia viva e Pd, finalmente questa storia giunge al termine.

Erano diventati ormai costanti i riferimenti alla delega ai Servizi segreti, che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva intenzione di tenere per sé. Tante le pressioni soprattutto da Italia viva, che aveva inserito l’insistenza di Conte in materia tra i motivi della rottura. Ma tante le pressioni anche da parte del Pd, che non era giunto a paventare la rottura ma che di certo stava mostrando segni di insofferenza. La diatriba è nata in merito alla legge n. 124/2007 del 3 agostoSistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto, che pone per la prima volta il Presidente del Consiglio dei Ministri a capo dei servizi informativi e stabilisce che lui stesso – in via esclusiva – può detenere l’alta direzione e la responsabilità della politica dell’informazione per la sicurezza, l’apposizione e la tutela del segreto di Stato, determinare l’ammontare annuo delle risorse finanziare, provvedere al coordinamento dei servizi e impartire le direttive.

Tuttavia, la legge prevede anche che “il Presidente del Consiglio dei ministri, ove lo ritenga opportuno, può delegare le funzioni che non sono ad esso attribuite in via esclusiva soltanto ad un Ministro senza portafoglio o ad un Sottosegretario di Stato, di seguito denominati ‘Autorità delegata‘”. In passato lo hanno fatto anche Monti, Berlusconi e Renzi (fa eccezione Gentiloni). Conte non voleva usufruire di questa delega perché – spiegava Luciano Violante, ex presidente della Camera – si tratterebbe di una delega politica. Il premier attuale non appartiene a nessun partito, dunque si sarebbe creata una doppia dipendenza (al premier e al partito), una stranezza. Ma una stranezza che poteva esser superata, evidentemente.

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Chi è Piero Benassi

La scelta di Piero Benassi come figura a cui affidare la delega è avvenuta durante il Consiglio dei ministri. Il presidente del Consiglio aveva anticipato che sarebbe stata una persona “di sua fiducia”. Effettivamente Benassi è un diplomatico dalla lunga carriera, considerato vicino alla sinistra e al M5s; attualmente ha 62 anni, è romano e prima di diventare ambasciatore a Berlino dal 2014 al 2017 è stato feluca a Tunisi dal 2009 al 2013. E’ stato capo di gabinetto dei ministri degli Esteri Emma Bonino e Federica Mogherini. E’ stato una figura chiave per legare i rapporti con la cancelliera Merkel durante i momenti di crisi del governo Lega-M5s, e ha già seguito con Conte diversi dossier: dall’immigrazione alla manovra che ha varato il reddito di cittadinanza, fino ad arrivare al Next Generation Eu. Benassi è infatti considerato uno dei registi della trattativa dello scorso luglio per il pacchetto di aiuti provenienti dall’Ue. Ora Benassi dovrà affrontare da subito un dossier importante: la missione segreta in Italia del General Attorney William Barr, dell’amministrazione Trump, per il caso Russiagate.

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Delega ai Servizi segreti, Italia viva e Pd

Insomma, il cedimento alla fine è arrivato, e Conte ha effettivamente affidato i dossier a un uomo di sua fiducia, con una carriera importante. Sarà ora necessario comprendere come questa manovra verrà interpretata dal partito che più di tutti aveva alzato la voca sulla delega: Italia viva. Il primo gennaio il leader del partito Matteo Renzi era arrivato ad insinuare ci fosse una motivazione dietro questa ostinazione del premier: “L’insistenza con cui Conte difende una cosa che né Monti, né Berlusconi, né Prodi e né io abbiamo fatto è incomprensibile e comincia a diventare sospetta. Più il premier insiste più sarà importante capire perché non intende avvalersi di una professionalità specifica“. E i renziani non erano i soli a pretendere la delega e maggiore chiarezza: anche il Pd a più riprese aveva chiesto a Conte di cedere la delega, ma senza arrivare agli strappi drastici di Matteo Renzi. Insomma, entrambe le forze politiche sembrano aver vinto almeno questo round. Potrebbe significare un riallacciamento dei rapporti?

Difficile. Il dialogo sembra ormai compromesso. Le affermazioni di Matteo Renzi proseguono altalenanti tra accuse rivolte al governo Conte II e dichiarazioni di disponibilità a rimanere in maggioranza. Ieri Renzi avrebbe riferito a Piazza pulita: “Mi sono domandato, se mi convenisse fare questa battaglia. E prima di partire mi son risposto che non mi conveniva. E me ne frega anche il giusto – scusi l’espressione – ma la mattina quando mi alzo e mi guardo allo specchio, dico quando tra dieci anni vedremo schizzare il debito pubblico, vedremo chi ha ragione. E visto che siamo ancora in tempo per fermarci, il mio appello è ‘non fate un baratto di singoli parlamentari, tornate alla politica’“.

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Dall’altro lato, prosegue il pressing del premier per attirare altri senatori da Italia viva. Incerti soprattutto due senatori che avrebbero lasciato trapelare una maggiore disponibilità al dialogo: Eugenio Comincini e Leonardo Grimani. Comincini avrebbe addirittura già riferito di non esser pronto a passare all’opposizione, qualora la frattura tra Iv e maggioranza diventasse insanabile. Ma tra gli ‘attenzionati’ che circolano tra le voci di Palazzo, ci sarebbero anche anche Anna Maria Parente, Mauro Marino e Giuseppe Cucca. Si tratta ovviamente di indiscrezioni, difficile dire se corrispondano al vero o facciano parte di una fuga di notizie maliziosa. Fatto sta che Italia viva e Pd vincono un round, ma la partita sembra ancora aperta.

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