Il punto della situazione: cala l’Rt ma calano anche i contratti di lavoro

Mentre in Italia il governo è impegnato in una profonda crisi politica, arrivano altri dati sull’emergenza coronavirus. L’indice Rt sembra in calo, ma questo non vuol dire uno scampato pericolo. Dall’altro lato, la crisi economica incalza: in un anno si registrano circa 662mila posti di lavoro in meno.

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MeteoWeek.com (da Getty Images)

In attesa di comprendere come la maggioranza riuscirà a risolvere l’impasse generata dal ritiro delle ministre di Italia viva e dalla votazione di fiducia risolta a maggioranza relativa in Senato, le due emergenze italiane proseguono. In ballo in questo gioco di maggioranza non ci sono solo i soldi del Recovery plan – attualmente al vaglio della Commissione Ue -, ma anche l’evoluzione di una crisi pervasiva, che è lontana dall’esser risolta e che intacca economia, politica, sanità e società. Per questo è il caso di fare un punto della situazione sulle due principali emergenze italiane. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 sottolinea un miglioramento dell’Rt, che però non si traduce in uno scampato pericolo. Dall’altro lato, l’emergenza economica mostra i suoi segni, e rischia di mostrarne sempre più.

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Rt in calo ma…

Una buona notizia arriva dal monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità, secondo cui l’Rt nazionale sarebbe ormai sotto l’1. Nello specifico l’indice di contagiosità è ora fissato a 0,97 a livello nazionale, mentre la scorsa settimana era fissato a 1,09. Il dato è particolarmente importante perché registra un’inversione di tendenza: l’Rt era cresciuto costantemente nelle ultime 5 settimane, mentre torna a scendere per il periodo di riferimento dell’ultimo report (30 dicembre-12 gennaio). L’indice è – secondo gli esperti – solitamente il primo dato a registrare un’inversione di tendenza. E di solito annuncia un cambio di rotta anche degli altri dati, che diventano manifesti nelle settimane successive (come ricoveri e decessi).

Tuttavia, resta la preoccupazione sulla pressione degli ospedali: “Sono 12 le Regioni e Province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in aree mediche sopra la soglia critica (stesso numero della settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sceso sotto la soglia critica (30%)”, dice il report. E resta la preoccupazione sulla capacità di controllo dell’epidemia, soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità. Lo ricorda il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza nella conferenza stampa sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia. L’esperto afferma: “Se la trasmissione scende vuol dire che scendono i casi di malattia, questo vuol dire che le misure prese hanno avuto effetto. Le cose vanno meglio perché andranno a diminuire in futuro”. Tuttavia: “Questa settimana alcune regioni hanno rischio basso, altre moderato ma ci sono ancora regioni a rischio elevato; quindi la valutazione complessiva ci dice che dobbiamo porre attenzione alla situazione. Quindi il messaggio è che c’è una lieve diminuzione dell’incidenza nel paese ma che è lontana dal consentire di riprendere a tracciare i casi, quindi l’epidemia è fuori controllo. Insomma, meglio ma la situazione è ancora fuori controllo.

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I numeri della crisi economica

Dall’altro lato c’è la crisi economica. E se con l’emergenza coronavirus va un po’ meglio, la crisi economica non sembra destinata ad acquietarsi. La soglia che fa paura, e che il governo rinvia di volta in volta, è quella della sospensione del blocco dei licenziamenti. Secondo l’osservatorio Inps, la differenza tra i contratti dell’ottobre 2020 rispetto ai contratti del settore privato esistenti a ottobre 2019 è meno 662mila. Il crollo avviene nuovamente dopo la lieve ripresa dell’estate. Crollano soprattutto i contratti a tempo determinato, che sono stati lasciati scadere senza rinnovo.

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Preoccupano poi i dati della cassa integrazione: tra ore di cassa integrazione e fondi di solidarietà, l’Inps ha autorizzato circa 4,3 miliardi di ore. Un numero di quattro volte superiore rispetto alle ore autorizzate negli anni peggiori della crisi. A crollare sono soprattutto i contratti a termine (-453.577) e gli altri contratti a tempo come quelli stagionali (-113.264). Tutto questo però è avvenuto a fronte di misure per tamponare l’emergenza economica: l’Inps segnala che sulla base delle disposizioni del governo, tra marzo e oggi l’Istituto ha erogato 33,5 miliardi di euro a supporto di attività economiche e famiglie. I beneficiari in totale sono stati 15 milioni. Eppure, sembra che ancora molto debba esser fatto. Il terrore resta sempre lo stesso: lo sblocco dei licenziamenti, che prima o poi dovrà avvenire, si spera in maniera graduale, il più possibile indolore, e con gli aiuti adeguati.

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