Istat, nel 2020 in Italia più morti che nati: i segni del Covid sulla popolazione

Circa 700mila persone decedute a fronte di 400mila nuovi nati nel 2020: lo riportano i dati Istat sui primi riscontri sul bilancio demografico 2020, sulla base dei dati di Anpr, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Il presidente Istat Gian carlo Blangiardo commenta il limite dei 700mila morti: “è un limite oltre il quale nell’arco degli ultimi cent’anni ci si è spinti nel 1920, e nel corso della Seconda guerra mondiale, e il limite inferiore dei 400mila nati, una soglia mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale“.

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Il bilancio tra i morti e i nati del 2020 si mostra in tutta la sua crudezza dagli ultimi dati Istat: le persone decedute sono state 700mila, mentre i nuovi nati saranno intorno ai 400mila. Insomma, tra morti e nascite c’è un saldo in negativo di 300mila unità. A dimostrarlo i dati Istat sui primi riscontri relativi al bilancio demografico 2020, fatto sulla base dei dati dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr). Tra i bilanci in negativo, anche il crollo dei matrimoni, che a loro volta registrano un -50,3%. Ma a preoccupare è soprattutto il bilancio tra nati e morti, il cui rapporto – stando a quanto ribadito dalla Stampa – sarebbe stato così in negativo soltanto durante la spagnola del 1918: in quel caso la spagnola determinò circa metà dei 1,3 milioni di decessi registrati. Per questo, a spiegare la gravità della situazione è il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, che afferma che quello dei 700mila morti è “un limite oltre il quale nell’arco degli ultimi cent’anni ci si è spinti nel 1920, e nel corso della Seconda guerra mondiale, e il limite inferiore dei 400mila nati, una soglia mai raggiunta negli oltre 150 anni di Unità Nazionale”. Insomma l’Italia uscirà da questo periodo di pandemia con una demografia profondamente mutata, e con un numero di morti impressionante, soprattutto al Nord: “Se prima del 2020 le tre grandi ripartizioni, Nord, Centro e Mezzogiorno, accentravano rispettivamente il 47%, 20% e 33% del totale dei morti in Italia, nel 2020 il Nord si è accresciuto di quasi 4 punti percentuali, raggiungendo la metà del totale nazionale (50,5%), mentre il Centro ha perso 1,3 punti e il Mezzogiorno ne ha persi 2,4“.

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Drammatico anche il bilancio dei nati. Per la prima volta in 150 anni di unità nazionale, infatti, i nati potrebbero arrestarsi sotto la soglia dei 400mila. Un aggravamento di una situazione già in crisi nel periodo antecedente al Covid, che andava da aprile a novembre 2019, quando i dati testimoniavano un calo delle nascite del 2,3%. I dati vanno ancora confermati ma è già possibile fare un prospetto. E secondo il presidente dell’Istat, “non va dimenticato che dicembre 2020 si colloca a distanza di nove mesi dalla drammatica comparsa della pandemia, ed è verosimile immaginare che, così come accadde per la caduta delle nascite al tempo della grande paura per la nube tossica di Chernobyl, anche in questa circostanza ci siano stati frequenti rinvii nelle scelte riproduttive. In ultima analisi, nel 2020 è legittimo aspettarsi un sensibile calo di nascite nel mese di dicembre, con qualche primo debole segnale già a novembre, per via dei concepimenti nella seconda metà di febbraio e/o degli eventuali parti pretermine“. In genere, secondo Blangiardo, in base ai calcoli precedenti su base nazionale e creando un prospetto “saremmo per l’appunto – seppur poco al di sotto o poco al di sopra – a un passo dalla inviolata soglia dei 400 mila nati annui“. Una crisi che potrebbe mostrare i suoi effetti tra qualche tempo: con un numero di decessi così alto in rapporto a un numero di nascite così basso, anche la demografia italiana potrebbe subire i vistosi segni del Covid.

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