Giornata della donna tra diseguaglianze e violenza: l’ipocrisia dell’8 marzo che rivela quanto strada c’è da fare

L’8 marzo è conosciuta come la “festa” della donna, ma è la giornata internazionale dei diritti delle donne troppe volte, nella storia, calpestati e usurpati. Ma siamo nel 2021 e i diritti delle donne sono ancora lontani da essere sullo stesso piano di quelli degli uomini.

Una giornata che racchiude tutta l’ipocrisia di quella che è ancora, in realtà, la situazione della donna. Tra discriminazioni, diseguaglianza sul lavoro, violenza domestica sono ancora tante le battaglie per cui combattere. Nel nostro paese, la situazione è ancora disarmante. In questo anno di pandemia, in cui le donne sono state costrette in casa con i propri partner è aumentato il tasso di femminicidi rispetto al 2019, per lo più tra le mura domestiche. Sul totale di omicidi commessi la percentuale delle donne è del 41,1.

Inoltre, la pandemia ha colpito di più le donne dal punto di vista sociale ed economico soprattutto le giovani donne. Le donne sono impiegate di meno nei posti di lavoro e vengono pagate di meno,, il 20% in meno dei colleghi maschi. Un divario che persiste nonostante siamo nel 2021. Nonostante tutte le lotte per la parità di genere, nonostante molti partiti abbiano l’equità dei diritti tra gli obiettivi del proprio programma. Per arrivare realmente alla tutela dei diritti delle donne e la parità di genere, ci sarebbe bisogno di meno parole, meno chiacchiere e più fatti che dimostrino concretamente il progresso.

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Il problema resta di tutti, di istituzioni che dal loro canto fanno poco perchè avvenga realmente una parità di genere, ritenuto un tema di poco conto, e dei cittadini. Il problema parte dall’educazione, dal rispetto da parte dei bambini e ragazzi maschi, ma anche delle stesse ragazze di normalizzare i due generi e vederli sullo stesso piano senza nessun grado di subordinazione.

Le iniziative simboliche per la giornata della donna: ma i reali cambiamenti quando arriveranno?

Oggi la giornata sarà piena di celebrazioni simboliche. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la premiazione del concorso promosso dal Miur “Con rispetto. Educando“, insieme al premier Mario Draghi e la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti. Lo stesso presidente del Consiglio, questo pomeriggio, invierà un videomessaggio alla Conferenza “Verso una strategia nazionale sulla parità di genere.” Inoltre, la facciata del Mef per una settimana si illuminerà di viola, un’iniziativa simbolica che aderisce alla campagna “Choose to challenge” promossa dal network International women’s day.

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Iniziative che vogliono trasmettere un messaggio di sensibilizzazione e di condivisione, sicuramente ma pur sempre simboliche. La verità è che la situazione nel nostro paese è ancora ferma a parecchi decenni fa. Persistono stereotipi di genere che sono difficili da sradicare, si verificano fin troppo femminicidi e violenze sulle donne, stupri e sottomissioni che sono il gesto estremo di una cultura declinata al maschile, partendo dal linguaggio per finire alla disparità salariale passando per una costante condizione sottostimata del genere femminile.

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L’obiettivo politico e sociale sulla condizione della donna è ancora lontano. La mancanza di rispetto che vi è nei confronti della donna è ancora abissale. Le difficoltà che le donne incontrano nel mondo del lavoro non sono minimamente paragonabili a quelle che possono affrontare gli uomini. Non serve una giornata, una “festa”, una mimosa o un augurio. Serve un cambiamento sul piano educativo, sociale, lavorativo e politico. Bisogna ricordare ogni giorno che i diritti di più della metà della popolazione vengono calpestati e non vengono rispettati. Questo è vergognoso in un paese sviluppato e democratico come il nostro, ci rende ancora fortemente culturalmente e socialmente arretrati. Applicare realmente la parità di genere è un gesto giusto e dovuto a tutte le donne che nel corso della storia hanno lottato e per non rendere vane, dopo tutto questo tempo, tutte le loro conquiste.

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