Oggi l’assemblea del PD: Letta segretario, ma lo aspetta un lavoro quasi impossibile

Prevista questa mattina l’assemblea del Partito Democratico in cui Enrico Letta sarà eletto nuovo segretario. 

Discorso introduttivo della presidente Valentina Cuppi, dibattito, intervento programmatico del candidato presidente, votazione elettronica. Il tutto ovviamente a distanza, tranne che per pochi: il ministro Andrea Orlando, Peppe Provenzano, Walter Verini, Cecilia D’Elia, Brando Benifei, Chiara Braga, Nicola Oddati, Caterina Bini, Luigi Zanda, Stefano Vaccari. Sono loro, insieme alla presidente Cuppi, ad aver accolto questa mattina Enrico Letta al Nazareno, a Roma, dove sarà celebrata la nomina a segretario dell’ex premier, che sette anni fa si allontanò dai Dem dopo essere stato bullizzato da Matteo Renzi, con il placet di tutto il partito. Vi ricordate “Enrico stai sereno”? Divenne addirittura un hashtag. Letta era presidente del Consiglio, Renzi il nuovo che arrivava: giovane, spigliato, moderno, determinato, aggressivo, sarcastico. La storia lo sappiamo tutti come finì: Letta fu cortesemente accompagnato alla porta e Renzi divenne presidente del Consiglio, dopo aver dato la scalata al Partito Democratico.

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Ricordiamo tutti anche la fine, di quella storia: l’ubriacatura del 40% alle Europee, e poi il suicidio politico di Renzi e di tutto il “giglio magico” con il referendum del 4 dicembre del 2016, che seguì di qualche mese la sconfitta elettorale di Giachetti a Roma. Da quel momento per il Partito Democratico è iniziata una discesa lenta ed inesorabile: 19% alle elezioni del 2018, con Renzi che si dimise definitivamente dalla segreteria del partito, una lieve ripresa alle Europee con Zingaretti alla guida, poi il sostegno al governo Conte II,  la crisi di governo abilmente orchestrata da Renzi, l’arrivo di Draghi e l’implosione del Pd, con le polemiche dimissioni di Nicola Zingaretti. Uno scivolamento inesorabile verso il basso, che si sta sostanziando numericamente nei sondaggi di questi giorni: 17,2% gli ultimi dati pubblicati, con il PD quarto partito, superato anche dal Movimento 5 Stelle in recupero. Tra l’altro la risalita dei grillini nasce anche dal contributo offerto dallo stesso Partito Democratico, che ha sostenuto il governo di Conte dando l’impressione di sparire dietro l’immagine del premier.

Nicola Zingaretti ed Enrico Letta

Questo forse è lo sbaglio più grande commesso da Zingaretti: non essere in grado di essere presente, centrale, mediaticamente pervasivo, dominante rispetto alle correnti interne del partito. Un caratteristica che, oltre che politica, forse deve anche essere personale, caratteriale. Resta il fatto che il presidente della regione Lazio è stato costretto a dimettersi, per acquistare visibilità. Per denunciare la tendenza a pensare più alle poltrone che alle politiche, la preponderanza delle divisioni interne di un partito che appare effettivamente in balia di se stesso ed assolutamente incapace di essere influente in questo momento storico nella politica italiana. Una notizia che non è tra l’altro positiva per il sistema democratico italiano: il Pd, quasi suo malgrado, è l’unico partito che rappresenta l’elettorato di centro sinistra, una sua implosione andrebbe ad inibire la rappresentatività politica di milioni di italiani. Una responsabilità enorme, tradita per il momenti dai Dem.

Letta ci pensa. Per il Pd potrebbe essere una figura super partes. Ma sarebbe in grado di mettere un freno alle correnti?

Ora ad Enrico Letta spetta il compito di mettere mano a tutto questo. Un lavoro enorme, richiesto ad una persona che sette anni fa è stato malamente defenestrato, con fretta e superficialità, ed a cui adesso e’ richiesto di passare sopra alla delusione ed affrontare le divisioni, gli egoismi, la protervia di un gruppo dirigente che ha anteposto da anni la conservazione del potere alla proposta politica, il mantenimento dello status quo al dibattito interno, sopratutto con la base. Un partito che è stato capace di mandare i suoi consiglieri comunali a firmare dal notaio per cacciare il sindaco di Roma (votato sia alle primarie che alle elezioni da centinaia di migliaia di cittadini ed elettori) preferendo creare le condizioni della vittoria dell’avversario politico di turno (allora Virginia raggi ed il Movimento 5 Stelle). Un partito che, pur non vincendo di fatto nessuna elezione, ha governato quasi di continuo, entrando in maggioranza con tutti: il centrodestra, il Movimento 5 Stelle, la Lega. “Non vi serve un nuovo segretario, vi serve un nuovo Partito Democratico” ha affermato Letta durante il suo discorso di presentazione della candidatura. Ma è possibile un nuovo Pd? Se non si verificherà un drastico cambio della classe dirigente sarà molto difficile, e questo Letta lo sa. Come sa che nessuno lascerà volentieri le proprie rendite di posizione.

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