La straziante lettera aperta ai genitori di Madè, la sorella di Benno Neumair

La sorella di Benno Neumair Madè scrive una lettera aperta ai genitori dopo il ritrovamento del corpo del padre nell’Adige.

lettera di Madè

Dopo il ritrovamento del corpo del padre Peter, Madè Neumair scrive una lettera aperta, dedicata proprio al padre ucciso, insieme alla compagna Laura Perselli, dal fratello Benno. Il corpo è stato ritrovato nell’Adige, all’altezza del Parco delle Albere, a Trento da un ragazzo che passeggiava con il cane. Il ragazzo ha dato l’allarme e i vigili del fuoco sono riusciti a portare il cadavere galleggiante a riva. A dare la conferma che si trattasse di Peter Neumair è stata proprio la figlia che ha riconosciuto il padre grazie all’orologio che aveva al polso. Il giorno dopo Madè, la sorella di Benno Neumair scrive: «Mi mancate in modo devastate. Il cerchio non è ancora chiuso, ma almeno avremo un luogo dove piangere»

L’autopsia si è svolta giovedì, a Trento; la Procura di Bolzano ha nominato l’anatomopatologo Dario Raniero che a metà febbraio aveva già effettuato quella sulla salma di Laura. Ma la lettera di Madè è uno sfogo consapevole che il ritrovamento del corpo non è altro che un altro pezzo dell’indagine di questa tragedia. “Non riesco a parlare” scrive nella lettera. «So anche che questo percorso sta solo iniziando. Vedo il mio papà che mi guarda e tira un po’ su le spalle come faceva lui. Sono triste, dicono i suoi occhi. non riesco a crederci. E ancora: ci manchi. Mi mancate anche voi.”

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Le parole di Madè nella lettera, “Provo ancora incredulità nei confronti di mio fratello”

«Sì – scrive Madè – potremo, dopo quasi quattro interminabili mesi, iniziare a comprendere un po’ di più di cosa sia accaduto. Potremo avere la possibilità di un rito, un posto sul quale piangere, iniziare a sentire un poco di quella spiritualità andata perduta sotto alle macerie della violenza, delle indagini, dell’incertezza e della paura». La lettera continua con l’immagine terribile del ritrovamento del corpo lacerato dal tempo e dal fiume. «Vedo il suo braccio sotto all’orologio, la pelle rosicchiata da più di cento giorni in tempesta». Poi: «Vedo il mio papà fresco e allegro di prima mattina saltare in piedi come un ragazzino per salutarmi, mentre bevo il caffè in cucina, prima di uscire di casa. Una delle tante visite a Monaco, i piedi scattanti, gli occhi allegri e curiosi, semplicemente perché sta iniziando un nuovo giorno. Vedo il mio papà venirmi incontro con un graffio sulla mano per dirmi, con molta serietà, di essersi ferito, lui spesso delicato, mi metti un cerotto».

Nella lettera Madè parla della costante incredulità nei confronti di ciò che ha potuto compiere suo fratello. «Per chi sta dietro alle sbarre pare sia un sollievo sapere che una delle innumerevoli menzogne, per una volta, quando ormai tutto è perduto, quando ormai tutto è scontato, risulti veritiera. Al lupo, al lupo, diceva Pierino. Provo ancora un’ondata di incredulità se penso al Benno che ho visto in video raccontare la sua versione del duplice omicidio, il suo distacco, la sua indifferenza, la sua noia. Nessuna parola di rammarico, di pentimento, né per loro, né per noi. Troppe parole ancora inventate. Arrampicarsi sugli specchi che ormai giacciono in frantumi ai nostri piedi. Applausi.

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L’addio di Madè ai genitori uccisi dal fratello

Mi sono pian piano accorta che non siamo preparati a capire realmente cosa sia un omicidio. Non è nella nostra natura capire fino in fondo cosa sia una morte violenta. Sto facendo tanta fatica a capire come due esistenze, due anime in mezzo a una vita, possano essere uccise da un momento all’altro dalla persona alla quale volevano il bene che un genitore vuole a un figlio. Sento i loro respiri, i loro desideri e i loro timori, vedo il loro gelato preferito e il loro solito posto sulla terrazza, sento il timbro della loro voce e il loro entusiasmo per la vita, sento la risonanza viva della loro natura. Dove va a finire tutto questo in qualche minuto di asfissia. Dove».

E poi, l’addio. «Vedo la mamma e il papà la mattina in salotto sfare due giri di valzer e ballare senza saper ballare, un po’ comici e un po’ teneri. E poi li vedo passeggiare ormai all’infinito su una delle loro tante spiagge. I capelli al vento, il sole che picchia ma non troppo, sento la loro serenità rimbombare forte. Voi che mi state incominciando a mancare in un modo devastante. Riposate in pace» conclude Madè.

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