Oltre due milioni di euro per la sua attività di conferenziere, l’inchiesta del FQ su Matteo Renzi divide l’opinione pubblica

Il Fatto Quotidiano ha pubblicato nei giorni scorsi i compensi ricevuti da Matteo Renzi per alcune sue attività collaterali alla politica. Il leader di Italia Viva ha attaccato frontalmente la redazione del FQ per aver violato la sua privacy. 

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L’inchiesta del Fatto Quotidiano, che alcuni giorni fa è riuscita a entrare in possesso dei compensi che Matteo Renzi ha ricevuto per la sua attività di conferenziere in giro per il mondo, non smette di far discutere l’opinione pubblica. Se da un lato c’è chi sostiene quanto sia stato “illegale” e immorale pubblicare l’estratto conto del leader di Italia Viva (nonostante il FattoQuotidiano abbia in seguito precisato che di estratto conto non si trattava), dall’altro invece sono in molti a scandalizzarsi per l‘entità dei fondi ricevuti dell’ex premier. La notizia non arriva dal nulla e non si è trattato semplicemente di un ingiustificato  accanimento contro Renzi. L’inchiesta di FQ infatti si riferisce a una questione di stretta attualità, ovvero l’indagine che la Procura di Firenze sta portando avanti sulla fondazione Open a carico di Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Renzi. La Procura sostiene infatti che molti dei fondi stanziati alla fondazione Open infatti, erano destinati a Renzi in quanto senatore: in poche parole le prestazioni ufficiali indicate per i compensi, sarebbero state soltanto una scusa per foraggiarne l’attività politica. 

Negli ultimi due anni, i guadagni di Renzi sono lievitati in modo impressionante

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Renzi ha immediatamente replicato a questo scandalo, sostenendo che si tratti di compensi legali, previsti dalla legge e che riguardano attività collaterali a quella politica che svolge in Senato. Il punto però è che il sospetto che non sia così, e che dunque l’ex premier stia mentendo a riguardo, non arriva dai giornalisti ma dalla Procura. E non soltanto da quella di Firenze considerato che un altro filone legato ai finanziamenti su Open, è stato aperto anche dalla Procura di Roma. I guadagni di Renzi negli ultimi 2 anni hanno  conosciuto una crescita semplicemente mostruosa, e come ricorda il Fatto per rispondere alle sue critiche, ne è passata di acqua sui ponti da quando Renzi si presentava in televisioni invocando alla trasparenza e sbandierando un conto corrente di appena 15 mila euro. Perché, spiegava, chi fa politica di certo non si arricchisce. 

L’ipotesi dei magistrati sulla fondazione Open e sul suo vero scopo

Qualcosa è però cambiato nel suo modo di intendere la politica, considerato che due milioni e mezzo di fatturato in poco più di due anni, sembrano proprio quel genere di compensi che ti fanno arricchire. Chi ha pagato Matteo Renzi? Nella sua inchiesta Il Fatto ha mostrato chi sono stati i principali finanziatori, e tra questi spiccano, gli oltre 700 mila euro ricevuti dalla Arcobaleno tre Srl, sui per l’appunto indaga la Procura di Roma. Da un punto di vista morale invece, non possono non preoccupare i soldi ricevuti dal Ministero delle Finanze Saudita: oltre 80mila euro per le sue conferenza nella nazione in difesa dei diritti umani. Bene precisare che Renzi non è finito sotto inchiesta a causa di questi pagamenti che sono a norma di legge. Il punto invece è che i magistrati sostengono che si sia servito della Fondazione Open, per aggirare le regole sul finanziamento ai partiti, e creare una sua struttura di finanziamenti, di quella che ai tempi era una semplice corrente del Partito Democratico. Di sicuro però, il leader di Italia Viva dovrebbe iniziare a stare più attento a cosa dichiara, perché certi frasi passate, ripescate dal Fatto, non possono che inquietare. “Se un politico ha conti correnti diverso da questo c’è qualcosa che non torna”, affermava ad esempio tre anni fa. Per cui, forse, per un politico che è passato da avere sul conto 15 mila euro ad averne due milioni e mezzo, qualche problema c’è. 

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Quantomeno di opportunità politica, perché è utile rimarcare per l’ultima quanto sia moralmente discutibile che un senatore si faccia pagare per qualunque motivo da un altro governo per le sue conferenze.

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