Scuola, sciopero del 30 maggio: come è andata la manifestazione degli insegnanti e del personale

Ieri, lunedì 30 maggio, i maggiori sindacati hanno proclamato lo sciopero generale. Obiettivo della protesta: il decreto in discussione al Senato.

Le critiche al governo arrivano dai sindacati sia sotto il profilo del merito che sotto quello del metodo.

Ieri è stata giornata di sciopero generale per il mondo della scuola. E in piazza è sfilata la mobilitazione dei sindacati. Per protestare contro le nuove norme governative fissate col decreto legge 36 che, in alcuni articoli, introduce novità nel campo della formazione e del reclutamento degli insegnanti.

Ma le novità non incassano il placet dei sindacati. Che rigettano le nuove norme perché, affermano, decise “senza un confronto”. Per dire il loro “no” all’approvazione parlamentare del provvedimento si sono ritrovati ieri in 7 mila, stando alle cifre dei sindacati, a Roma, in piazza Santi Apostoli a Roma. Erano presenti i docenti, ma anche il personale tecnico-amministrativo, gli studenti. Bersagliato dalle critiche il merito, ma anche il metodo del provvedimento.

Dal palco i sindacati hanno tuonato: “Il governo cambi strada sulla scuola pubblica” ha gridato dal palco il segretario della Flc Cgil Francesco Sinopoli. “Pensavamo che dopo la pandemia ci sarebbe stato un atteggiamento molto diverso”, ha aggiunto. “Invece si procede a colpi di decreto legge senza un confronto con le organizzazioni sindacali, senza chi nella scuola lavora ogni giorno”.

Il sindacalista ha poi puntato il dito contro chi “si inventa un sistema di formazione per pochi, che non è formazione, finanziato con il taglio degli organici” e poi “ripensa il sistema di reclutamento dopo un anno che era stato approvato sempre con decreto”. Senza contare l’assenza di “risposte ai precari” e le tutte promesse disattese.

Landini (Cgil): no a decreto su materie che riguardano la contrattazione

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini – Meteoweek

Anche segretario della Cgil, Maurizio Landini, era in piazza per difendere il “diritto alla formazione e alla conoscenza”, di fondamentale importanza “per combattere le disuguaglianze e la precarietà”. La scuola deve assumere un’importanza strategica nell’azione di governo, spiega Landini aggiungendo che “oggi non è così e i provvedimenti presi sono sbagliati perché non si interviene per decreto su materie che riguardano la contrattazione“.

Critico anche Pino Turi, segretario generale della Uil scuola, per il quale i precari “sono stati usati come scudo politico. Non c’è volontà di risolvere il problema. Noi di idee ne abbiamo cento, ma non c’è volontà” ha detto. Turi ha poi denunciato il tentativo di “trasformare la scuola di questo paese” che “dopo le forze dell’ordine, il presidente della Repubblica e il Papa, la scuola è l’istituzione più amata dagli italiani”. Questa voglia di mettere le mani “sull’unico elemento che ha la fiducia dei cittadini”, ha proseguito, fa sospettare “che c’è qualcosa sotto”. E questo è rischioso perché “la scuola rappresenta la base della democrazia e della partecipazione”, ha spiegato il segretario della Uil scuola, e “quando ai docenti tocchi il ruolo e la missione, si arrabbiano”.

C’è anche chi si è concentrato sugli aspetti economici e contrattuali. Come Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti: “Abbiamo un contratto scaduto da 3 anni e 5 mesi per il cui rinnovo il Governo ha stanziato la cifra irrisoria di 40-50 euro mensili di aumento. Una vergogna che offende chi alla scuola dedica tutta la propria professionalità. I docenti e tutto il personale della scuola meritano molto più”.

La replica del ministro dell’Istruzione

Dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è arrivato però l’invito a una migliore lettura del testo. Che il ministro difende punto per punto. “Credo che la lettura dei testi effettivi sarebbe utile in questo momento” ha detto Bianchi. Quanto ai tagli, il ministro del governo Draghi ribadisce che “non solo non c’è intenzione di fare dei tagli ma di fronte alla riduzione prevista di bambini” che “dal 2021 al 2032 saranno 1 milione e 400mila in meno in classe”, “noi manteniamo tutte le risorse per la scuola”, ha replicato ai critici.

Mentre, sul fronte dei docenti, Bianchi fa osservare che “il provvedimento dice che dal 2026-27 in avanti in presenza di una forte riduzione degli studenti, in realtà l’aggiustamento sarà di 2mila insegnanti all’anno anziché di 130mila, bisogna fare sempre il confronto con la situazione che si ha di fronte”. Bianchi risponde anche alle accuse di aver aggirato la contrattazione sindacale agendo solo per decreto: “L’altra cosa che occorre precisare – ha detto il ministro – quando i sindacati dicono che queste cose vanno trattate con il sindacato, io dico che sono d’accordo tanto è vero che nel dl diciamo per tre volte che la materia viene rimandata alla contrattazione sindacale. Quindi anche su questo io ho l’impressione che ci siano state letture un po’ affrettate”, osserva il ministro dell’istruzione.

Perciò, garantisce Bianchi, non c’è “nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica”. Anche sui numeri delle adesioni c’è qualche distinguo da parte del ministero dell’istruzione: “Noi abbiamo i nostri dati ma ho un grandissimo rispetto dei sindacati e delle rappresentanze. Ma in ogni caso al di là del numero c’è un significato politico”.

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