“Casa a prezzi stracciati, e allora?”. I giudici giustificano Elisabetta Trenta

Nuovi sviluppi sull’inchiesta della casa di Elisabetta Trenta.  La procura di Roma ha archiviato l’indagine, non sarebbero emersi profili di reato militare. 

 Elisabetta Trenta

La procura militare di Roma ha archiviato l’indagine inerente all’appartamento di servizio assegnato ad Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa, che continuò a a risiedere nell’abitazione insieme al marito anche dopo che il suo incarico era ormai terminato. In seguito alle verifiche effettuate dalle autorità competenti, non sono emerse ipotesi di reato militare.

Il trasloco della coppia dall’appartamento era comunque avvenuto, a distanza però di quattro mesi dal termine dell’incarico istituzionale. Stando a quanto riportato da alcune fonti, l’ex ministra e il marito sarebbero quindi tornati nell’appartamento di loro proprietà al Prenestino.

Leggi anche: M5S, l’ex Ministro Trenta: “Vittima dei poteri forti, ma non mollerò”
Guarda qui: Elisabetta Trenta: dopo la casa svelate le bugie sull’affitto

Fascicolo archiviato, non è stato commesso reato

L’appartamento di servizio assegnato alla pentastellata Elisabetta Trenta, quando era ancora ministro della Difesa, è stato mantenuto come abitazione sia da lei che dal marito anche al termine del suo incarico, a seguito della riassegnazione dell’alloggio al marito militare.

Dopo le notizie e le polemiche dilagate sui media, il fascicolo era stato aperto a modello 45, senza indagati né ipotesi di reato. Tuttavia, al termine degli accertamenti effettuati dalle autorità competenti, le fonti dichiarano che non sarebbero emersi profili di reato dal punto di vista del codice militare.

Elisabetta Trenta

Le polemiche, intervenuto anche Di Maio

Il polverone sul caso era esploso già a metà novembre 2019,  al sopraggiungere della notizia che vedeva l’ex ministra, nonostante il cessato incarico di governo, ancora residente nell’alloggio avuto dalla Difesa quando era titolare del dicastero. Una situazione che ha scosso anche il Movimento 5 Stelle.

La Trenta, infatti, era stata messa alle strette anche dal suo stesso partito, che la invitava a lasciare quella casa da 200 metri quadri in zona San Giovanni, assegnata al maggiore dell’Esercito Claudio Passarelli. E ad intervenire era stato anche il leader Luigi Di Maio, che si era detto molto indispettito della cosa.

È inaccettabile, Trenta ha smesso di fare la ministra, aveva tre mesi per lasciare la casa, ed è bene che la lasci. Se il marito, come ufficiale, ha diritto all’alloggio può fare domanda e potrà accedere come gli altri ufficiali dell’esercito a un appartamento. Questa cosa fa arrabbiare i cittadini e anche noi del M5s, gli unici deputati che si tagliano gli stipendi”. Queste le parole del capo politico, rilasciate tempo fa ai microfoni di Rtl 102.5.

Ma a risposta di simili interventi era scesa in campo anche l’ex ministra stessa. “L’ho chiamato – dice riferendosi a Di Maio – mi ha chiesto di lasciare quella casa e io ho risposto che non lo faccio. Contro di me fuoco amico?”, esordì Trenta. Che aggiunse: “Non si tratta di un privilegio, dunque, ma di qualcosa che sta nella legge”.

Impostazioni privacy