Netflix | 5 film internazionali da recuperare dopo Parasite

La vittoria di Parasite agli Oscar ha fortunatamente acceso un riflettore su di una cinematografia, quella coreana, sconosciuta al grande pubblico nonostante la quantità di ottimi film prodotti negli ultimi anni. L’America, spesso molto autoreferenziale, ha deciso di premiare un cinema geograficamente distante, ma dalle molte affinità con quello statunitense.

Sulla scia di questo rinnovato interesse per i film “non americani”, cioè per quelli provenienti da nazioni non sempre conosciute per il cinema che producono, scopriamo insieme cinque titoli “internazionali” disponibili su Netflix che vale la pena recuperare.

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Atlantique

Mati Diop non solo è stata inserita da Bong Joon-Ho nella lista dei dieci registi da tenere d’occhio per il futuro, ma il suo film d’esordio, Atlantique, si è aggiudicato anche il Gran premio della giuria proprio al Festival di Cannes in cui ha trionfato Parasite. La regista franco-senegalese ha raccontato la vita dei giovani che lasciano l’Africa alla volta dell’Europa attraverso uno stile del tutto unico e personale. Atlantique ha infatti tutti i difetti delle opere prime, ma offre uno sguardo inedito su di una storia universale.

Roma

Roma, del messicano Alfonso Cuarón, segue le vicende di una famiglia a Città del Messico negli anni settanta. Trionfatore nel 2018 alla Mostra del Cinema di Venezia e vincitore dell’Oscar come miglior film straniero, si tratta di un mastodontico (eppure intimista) amarcord felliniano in bianco e nero dalle due direttrici fondamentali: la speranza in una soldiarietà interclassista e la fiducia nel genere femminile.

Sulla mia pelle

Non solo per spirito patriottico, ma per effettiva qualità del film, vale la pena citare anche un film italiano tra le migliori opere internazionali disponibili su Netflix. Sulla mia pelle di Alessio Cremonini riesce nell’obiettivo più difficile di tutti: suscitare l’indignazione dello spettatore per la vicenda mostrata senza imporgliela, ma come se quel sentimento fosse l’unico possibile da provare al termine del film. Alessandro Borghi è magistrale nel costruire quello che è a tutti gli effetti un personaggio cinematografico (non potendo lo spettatore confrontarlo con il vero Stefano Cucchi) e la sua interpretazione ci suggerisce dei timori che la semplice successione degli eventi non metterebbe in evidenza.

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El Bar

Una mattina, al centro di Madrid, all’uscita di un bar pieno di persone di varia età ed estrazione sociale, un uomo viene ferito alla testa da un colpo di arma da fuoco. All’interno del locale si diffonde il panico. Le strade si svuotano e gli avventori del bar rimangono chiusi all’interno dell’esercizio commerciale, nell’attesa di capire cosa stia succedendo fuori. Questo spunto apparentemente così claustrofobico nelle mani di un regista elettrico come Álex de la Iglesia diventa un film di corpi sgraziati che si muovono, si sciupano e si modificano per sopravvivere (emblematico il trattamento riservato al corpo altrimenti perfetto della bellissima Blanca Suárez).

Terrorizzati

Aterrados (da noi Terrorizzati) è un piccolo horror argentino, scritto e diretto da Demián Rugna, un giovane regista che si è fatto le ossa in patria con una lunga serie di cortometraggi di cui si è occupato di ogni aspetto, dalla colonna sonora al montaggio, passando per la scrittura fino alla regia. È una storia di fantasmi che, pur mantenendo molti degli elementi caratteristici dell’horror argentino, sfrutta delle intuizioni visive che sembrano invece provenire dal Giappone.

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